Acquapendente – “Giardini in stato pietoso e cultura solo postcomunista” la denuncia di Brenci e Sarti

ACQUAPENDENTE – I consiglieri comunali Brenci e Sarti hanno più volte evidenziato carenze sul decoro del paese: manutenzione del verde, centro storico, area artigianale e area industriale, oltre a queste ci sono i giardini.

Quelli di Piazza della Costituente, sono in uno stato disastroso ed è sotto gli occhi di tutti, essendo il principale parco dove le mamme portano i loro figli a giocare, abbiamo il giardino di San Francesco, dove i bambini volendo potrebbero dare due calci al pallone, se l’erba non fosse stata cosi trascurata. Visto lo stato dell’erba, forse si potrebbe proporre a Cinecittà oppure a Hollywood di usare i parchi e le piazze cittadine come set per i film ambientati nella giungla, magari per far rivivere le epopee di Tarzan e, soprattutto, della scimmia, sua fedele compagna. La rinuncia al decespugliatore potrebbe essere accettata, se non fosse corredata dalla coeva rinuncia al decoro cittadino. Che si voglia aiutare la natura. soprattutto le api, gli insetti impollinatori, gli uccelli ed i piccoli mammiferi, contribuendo così alla diversità biologica? In realtà, l’involuzione della città ci porterà, di questo passo, a una città senza umani, ma preda dei soli animali. Soprattutto, colpisce il disprezzo nei riguardi dei bambini, perché, come è stato a più riprese evidenziato, il Comune non si è degnato di tagliare l’erba del Parco della Pineta aquesiana, che ormai da anni è diventato una foresta amazzonica. Più che di un giardiniere, quello che manca è la vergogna, perché la sinistra che imperversa sul paese dal 1945 non era mai caduta così in basso. Tant’è che se avesse un poco di orgoglio si sarebbero dimessi . Per loro colpa, Acquapendente si ritrova ad essere come Bagnoregio, il paese che muore, ma non perché cedano i calanchi, ma perché la leadership del Comune, perso ormai ogni ritegno, non paga di aver fatto cadere il paese in pezzi, propina alla popolazione, negli eventi culturali, soltanto figure della sinistra. Meno male che si chiama Partito “democratico”.

Oltre a questo ci sono gli eventi culturali.

“Avete mai visto un personaggio non comunista nei palcoscenici della Rugarella? – Incalzano i due consiglieri – . Forse bisognerebbe scrivere al Presidente Sergio Mattarella, il quale di sicuro non gradirebbe mai e poi mai la censura nell’area della cultura a chiunque non sia un rigoroso osservante delle idee della sinistra postcomunista.
Non essere capaci di gestire le cose più semplici come il decoro e la manutenzione, base essenziale di un paese, denota ancora una volta la necessità impellente che un’amministrazione che non ha capito cosa vogliano dire le parole democrazie e pluralismo, si dimetta per limitare i danni a soli tre anni di amministrazione anziché a cinque. Ne consegue che la prossima volta discorreremo della mancanza di pluralismo nella scelta degli eventi, sperando che l’Assessore alla Cultura sia in grado di spiegare il perché bisogna essere comunisti o comunque di sinistra per parlare alla Rugarella. Dovremmo riunirci per scrivere al Capo dello Stato chiedendo pluralismo nella cultura“.