Viterbo – Università della Tuscia, 2 Milioni di euro da ERASMUS+per la mobilità Internazionale

L’Università della Tuscia è stata premiata dall’Unione Europea ricevendo un finanziamento di circa due milioni di euro nell’ambito del programma ERASMUS+

VITERBO – “Questo straordinario risultato è stato raggiunto grazie al lavoro, all’impegno costante e alla dedizione della nostra comunità accademica nel perseguire l’eccellenza e l’apertura internazionale.

Con questo finanziamento, potremo continuare a offrire opportunità di esperienze all’estero alla comunità studentesca, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo, e a favorire la diversità culturale nei nostri campus. È importante ricordare che chi partecipa ai programmi Erasmus ha il 40% in più di possibilità di trovare un lavoro in linea con le proprie competenze”, ha dichiarato il Rettore Stefano Ubertini.

Una parte del contributo totale, pari a oltre mezzo milione di euro, è dedicata al Programma di mobilità KA131, che riguarda studentesse e studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo verso le oltre 300 università partner europee, per attività di studio, tirocinio, attività didattica e di formazione.

La seconda parte del contributo, pari a circa un milione e mezzo di euro, sosterrà la mobilità con le Università di Paesi partner al di fuori dell’Unione Europea, nell’ambito del Programma ERASMUS+ (Azione chiave KA171). L’obiettivo principale è promuovere la mobilità, in entrata ed in uscita, di studenti, personale docente e amministrativo, sostenendo le priorità stabilite dallo Spazio Europeo dell’Istruzione, dal Piano d’Azione dell’Educazione Digitale e dall’Agenda Europea delle Competenze.

Diverse università di paesi extraeuropei, tra cui Albania, Armenia, Azerbaijan, Bosnia Erzegovina, Georgia, Ucraina, Sudafrica, Tunisia, Algeria, Marocco e Palestina, parteciperanno al programma di scambio sotto il coordinamento dell’Università della Tuscia. Questa collaborazione contribuirà a posizionare l’ateneo viterbese come un punto di riferimento tra le università italiane per attrattività e numero di studentesse e studenti internazionali, specialmente provenienti dall’area caucasica, dai Balcani e dai Paesi del Mediterraneo.

I progetti di mobilità, che coinvolgeranno tutti i dipartimenti dell’Università, avranno una durata di tre anni e svolgeranno un ruolo fondamentale nel miglioramento della dimensione internazionale dell’ateneo. Il personale docente e tecnico-amministrativo avrà l’opportunità di partecipare a esperienze di scambio, seguendo la strategia a lungo termine dell’Università della Tuscia di promuovere la mobilità di un numero crescente di studentesse e studenti, con particolare attenzione alle situazioni di necessità e disagio. Questi progetti avranno anche un impatto positivo sulla comunità studentesca italiana che non avrà la possibilità di recarsi all’estero, poiché favoriranno un processo diffuso di internazionalizzazione.

Simone Severini, delegato del Rettore alle relazioni internazionali, ha commentato: “Si tratta di un risultato straordinario che conferma il prestigio internazionale di cui gode il nostro ateneo sul tema della mobilità e della cooperazione internazionale e che rafforza la nostra strategia di internazionalizzazione. Questi programmi permetteranno alle nostre studentesse e ai nostri studenti di ampliare i propri orizzonti, perfezionare le loro competenze linguistiche, scoprire nuove culture e vivere esperienze. Tutto ciò in definitiva  allargherà le loro prospettive culturali e occupazionali” e inoltre ha aggiunto: “L’arrivo di numerosi studenti e ricercatori internazionali nel nostro Ateneo avrà anche ricadute economiche positive sul territorio in cui operiamo come dimostra il recente studio nazionale “International students in Italy: main features and economic impact” realizzato dall’associazione Uni-Italia”.

Carlo Contardo, coordinatore dell’Ufficio Mobilità e Cooperazione Internazionale, ha aggiunto: “Il programma metterà un’enfasi speciale sulla mobilità di giovani con minori opportunità, cioè coloro che, per varie ragioni, hanno meno accesso ai programmi di scambio, come motivi economici, sociali, culturali, geografici, di salute o di difficoltà di apprendimento”.