I viterbesi Giovanni Bartoletti e Stefano Caporossi hanno scalato il Gran Sasso per rendere omaggio al mitico bivacco
L’AQUILA – In una straordinaria manifestazione di rispetto e affetto per la storia dell’alpinismo italiano, gli escursionisti viterbesi Giovanni Bartoletti e Stefano Caporossi, hanno voluto tributare l’ultimo saluto al mitico bivacco “Andrea Bafile”, arroccato a quota 2669 metri sul Gran Sasso, decidendo di pernottare nella leggendaria struttura prima della sua chiusura definitiva.
Insieme a loro, due alpinisti pugliesi e due polacchi, hanno reso omaggio allo storico rifugio notte tra il 9 e il 10 luglio. Il Bivacco “Andrea Bafile”, inaugurato nel 1969 dalla Sezione Cai dell’Aquila, ha offerto rifugio a migliaia di alpinisti nel corso di quasi sei decenni.
Costruito grazie all’impegno volontario di molti soci, il bivacco è stato un punto di riferimento per gli appassionati della montagna, sfidando le intemperie e le condizioni estreme tutti questi lunghi anni.
Tuttavia, l’inverno scorso ha segnato il destino del Bafile: i forti venti hanno causato il distacco della copertura di acciaio sul lato nord e della parte superiore della porta di ingresso, compromettendo seriamente la sicurezza della struttura. La Sezione Cai L’Aquila, dopo un’attenta valutazione dei danni, ha appena dichiarato l’inagibilità del bivacco. Questo annuncio ha segnato la fine gloriosa di un’epoca per il rifugio, che ha cessato ufficialmente la sua attività di accoglienza.
Tuttavia, la storia del Bafile non finirà qui: grazie ai fondi per lo sviluppo e la coesione messi a disposizione dalla Regione Abruzzo, è prevista la costruzione di un nuovo Bivacco “Andrea Bafile”, con il completamento dei lavori entro l’estate del 2025. Bartoletti e Caporossi, consapevoli delle condizioni del bivacco, hanno deciso di essere gli ultimi a trascorrervi una notte.
“Abbiamo voluto rendere omaggio a questo luogo che ha rappresentato un punto di riferimento per tanti escursionisti come noi,” ha dichiarato Bartoletti. ”La nostra voglia di essere presenti in quell’angolo di cielo sospeso tra i monti – afferma Caporossi – è stata un modo per salutare il Bafile, celebrando la sua lunga storia di accoglienza e resistenza che rappresenta un tributo alla resilienza e allo spirito di comunità che hanno sempre caratterizzato l’alpinismo italiano”.