Il consigliere di opposizione pronto a scendere in campo per la raccolta firme. Evidenziata la necessità di coinvolgere i cittadini. Civitavecchia c’è sulla stessa linea
CIVITAVECCHIA – Raccogliere duemila firme per sottoporre a referendum l’abrogazione della delibera di revoca dell’adesione del Comune di Civitavecchia alla nuova provincia “Porta d’Italia”, votata dalla maggioranza giallorossa al consiglio di martedì scorso.
Lo aveva anticipato nel suo intervento in aula, e lo ha confermato il consigliere di opposizione Massimiliano Grasso, deciso ad andare avanti su questa strada, facendo esprimere i cittadini. Oggi la questione sarà sottoposta anche al coordinamento di Fratelli d’Italia, poi si partirà ufficialmente con la raccolta firme.
«Un atto – ha spiegato – portato in consiglio prima ancora della costituzione delle commissioni consiliari, giudicato così urgente da arrivare alla Pucci prima di Enel o della presentazione delle linee programmatiche di governo». Una delibera approvata dall’amministrazione Piendibene «senza accogliere neanche l’invito al confronto – ha aggiunto Grasso – arrivato dai cinque sindaci del territorio, tra cui lo stesso collega di partito di Piendibene, il sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei».
Attraverso il referendum quindi «i cittadini avranno l’occasione di esprimersi su una Civitavecchia protagonista di un nuovo corso – ha ribadito – oppure se rimanere, come comune più periferico, in una Città metropolitana che vede Roma fagocitare la maggior parte delle risorse».
Per Grasso alcune delle questioni sollevate in consiglio comunale, come il nome attribuito alla nuova provincia, o la dotazione economica iniziale, sono secondarie, non certo dirimenti.
«E non è detto che, avendo Fiumicino più abitanti di noi – ha aggiunto – si debba procedere ad una mera ripartizione ragionieristica: esistono già, ad esempio, province doppie o triple, come Pesaro Urbino». L’invito a sostenere il referendum è quindi rivolto non solo alla politica, «ma a tutte le forze – ha concluso – che ritengono valido questo progetto».
E tra queste è in prima linea da tempo l’associazione Civitavecchia C’è. «Non possiamo non mettere in atto una richiesta di Referendum – ha infatti già assicurato il gruppo di Roberto Melchiorri – al fine di fare diventare attori principali della decisione i cittadini, nel segno della democrazia partecipata. Pur apprezzando la nascita del nuovo governo cittadino e stimando molti suoi membri non riteniamo adeguata la delibera. Anzi abbiamo dubbi sulla sua regolarità, considerato che è avvenuta antecedentemente alla costituzione delle obbligatorie commissioni consiliari che avrebbero potuto meglio sviscerare i motivi del sì e del no, perché è stata messa nella “corsia di precedenza” nonostante vi fossero altre delibere, votate dalla vecchia amministrazione, in tempi a dir poco sospetti, bisognose di controllo per evitare danni ai cittadini. Siamo stati annessi a Città metropolitana a seguito di una legge che non è stata mai portata a compimento, tanto da indurre, poco tempo fa ,il presidente della Repubblica Mattarella a dire che “tutto ciò ha provocato tanta confusione”». Secondo l’associazione, inoltre, nel consiglio è stato palese come la materia fosse completamente sconosciuta, «esclusi pochi membri; pertanto è sembrato un dibattito per portare avanti più un discorso partitico, che i veri interessi della città.
Un dibattito svoltosi più sulle persone proponenti che sui fatti concreti.
Altrimenti non si spiegherebbe come il M5S, nel periodo Cozzolino, avesse deliberato di uscire dalla città Metropolitana, facendo la obbligata lettera di intenti alla Regione che rispose chiedendo chiarimenti ma che non ebbe più seguito quando divenne sindaco di Roma – e quindi sindaco metropolitano Virginia Raggi – e crediamo che tutto finì con la nomina del bravo giovane Manunta a Consigliere della città Metropolitana . Comunque, noi le nostre battaglie le abbiamo fatte tutte, i pareri rimangono diversi».