Madonna di Trevignano, anche il Consiglio di Stato dice basta ai raduni di preghiera

Gisella Cardia dovrà ora rimuovere le attrezzature e non organizzare più le improprie manifestazioni

TREVIGNANO ROMANO –  La collina delle “apparizioni” mariane non può essere trasformata in un luogo di culto, lo aveva già stabilito  il Tribunale amministrativo del Lazio che lo scorso 15 luglio aveva respinto il ricorso presentato dal marito della veggente, Gianni Cardia, a capo dell’associazione Madonna di Trevignano, contro il comune di Trevignano, che imposto lo stato di ripristino dei luoghi trasformati in area di culto.

Il Tar del Lazio, di fatto, nell’ordinanza aveva già  confermato quanto dichiarato dall’amministrazione di Trevignano, che nella relazione dello scorso 22 aprile e nell’ordinanza di demolizione del 28 maggio aveva evidenziato come nel terreno di proprietà dell’associazione, non sarebbe stata rispettata la “destinazione d’uso” del campo, il quale, pure essendo privato, non avrebbe rispettato i vincoli paesaggistici a cui è sottoposto, ricadendo nell’area del Parco di Bracciano e Martignano e dunque a vocazione agricola, sottolineando “un maggiore carico urbanistico non consentito, con affollamento e traffico“, quindi “attività non idonea alla destinazione prevista”.

L’avvocato che difende l’Associazione, Adriano Tortora, come riporta la Repubblica, aveva già annunciato ricorso contro la decisione del Tar di fronte al Consiglio di Stato: “Un raduno mensile non può cambiare la destinazione d’uso di un terreno, per questo faremo ricorso”. Ed ora anche il Consiglio di Stato sembra dargli  torto ” Basta Manifestazioni”, i giudici di Roma hanno confermato il provvedimento del Comune laziale che aveva ingiunto la fine degli incontri della presunta veggente.

Continuerò a venire qui a pregare fino a quando me ne darà il permesso la legge” aveva dichiarato la veggente nell’ultimo incontro del 3 luglio.

Ora che la legge si è pronunciata l’associazione di Gisella dovrà rimuovere le attrezzature e non organizzare più le improprie manifestazioni, pena la perdita del terreno con la confisca in favore del patrimonio comunale.