VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo – In questi giorni seguiti alla sua prematura scomparsa, diverse persone hanno ricordato Claudio Fensore, evidenziandone la sorgiva bonta’, la profonda empatia, le grandi capacita’ professionali, la vasta cultura, la forza d’animo e il generoso donarsi.
Al ricordo di molte altre persone, e a conferma di quelle integre e luminose sue qualita’, vorrei umilmente aggiungere il mio.
“Siamo stati amici e compagni di riflessioni e di lotte ai tempi del liceo, ormai mezzo secolo fa; poi, come e’ ovvio che accada, la vita ci ha portato su strade diverse.
Ma so che in lui sempre e’ rimasta viva quella passione di verita’ e di giustizia, quell’esigenza di solidarieta’ e di liberta’ per tutti gli esseri umani, il sentimento che il primo dovere e’ essere di aiuto a chi di aiuto ha bisogno; e quindi sia nella sua attivita’ di stimatissimo medico, sia negli altri suoi impegni di uomo per cui sempre valse l’antica massima di Terenzio “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”, Claudio Fensore e’ restato fedele a se stesso e all’umanita’; sempre ha continuato a sentir bruciare sulla propria guancia lo schiaffo che ha percosso la guancia di chiunque, come scrisse quel medico argentino; sempre si e’ adoperato per la liberta’ di tutti e di ciascuno, per l’universale eguaglianza di diritti, per la fraternita’ che ogni essere umano riconosce e soccorre, e difende e sostiene.
Le immagini del suo volto restituite dalle fotografie recenti che hanno accompagnato in questi giorni la notizia della sua morte non coincidono col volto che e’ nella mia memoria: il volto di Claudio Fensore non ancora ventenne, il volto di un giovane che gia’ aveva deciso che avrebbe dedicato l’intera sua vita a compiere il bene, a soccorrere gli oppressi e i bisognosi, a contrastare il male e la morte. Nella mia mente la sua immagine eidetica e’ quella dell’amico di tanti anni fa, “forever young” come nella canzone di Bob Dylan.
A Iolanda e a tutti i familiari un affettuoso saluto nel comune cordoglio.
La morte di un uomo buono impoverisce l’umanita’ intera, ma l’esempio della sua vita resta come dono perenne ed imperitura testimonianza del bene, un dono e una testimonianza che all’intera famiglia umana recano conforto, e speranza, e l’invito a proseguire in cio’ che e’ vero e giusto, nella responsabilita’ e nella misericordia del buon samaritano, nella coscienza che gia’ qui ed ora puoi – e quindi devi – essere tu l’umanita’ come dovrebbe essere”.
Peppe Sini