TARQUINIA – La recente ristrutturazione della farmacia comunale del Top 16 a Tarquinia ha scatenato un acceso dibattito sui social network. Al centro della discussione, sollevata dall’ex amministratore comunale Angelo Centini, c’è la decisione di sostituire gli arredi storici con mobili moderni. Centini ha espresso la sua delusione per la scelta, affermando che la farmacia è ora diventata «una come tante».
«La farmacia comunale del Top 16 ha cambiato look: tutto moderno e in bianco», ha dichiarato Centini. «Ma ora ci si chiede, che fine hanno fatto le antiche vetrine in legno e le bacheche che ospitavano gli arnesi di laboratorio della vecchia farmacia del Santo Spirito?». Secondo Centini, la preferenza per il nuovo avrebbe comportato la perdita di «un altro tassello di storia della nostra città». I commenti sui social network non si sono fatti attendere, con qualcuno che ha persino ipotizzato che gli antichi mobili siano stati gettati in discarica.
A smentire questa ipotesi è intervenuto prontamente Ruggero Acciaresi, commercialista e amministratore unico della Tarquinia Multiservizi srl. In una replica pubblicata sui social, Acciaresi ha chiarito la situazione: «Rispondo ad un post apparso su Facebook stamani – non per polemica, ma per doverosa chiarezza verso i cittadini. I vecchi mobili della farmacia del Top 16 non vanno ricercati alla discarica, bensì in via dei Granari, presso i locali dell’Etruscoludens (Casetta di Babbo Natale) dove la società Tarquinia Multiservizi srl li ha trasferiti al termine dei lavori di ristrutturazione della farmacia stessa, dopo averli custoditi in appositi locali a proprie spese».
Acciaresi ha anche sottolineato che tale informazione è «ben nota anche agli uffici comunali» e ha invitato chiunque avesse dubbi a informarsi prima di formulare ipotesi infondate: «Prima di avventurarsi in fantasiose ricostruzioni, al limite dell’offensivo, basterebbe semplicemente informarsi prima, per poter poi parlare con cognizione di causa».
La vicenda sembra aver chiarito il destino degli antichi mobili della farmacia, che sono stati semplicemente trasferiti e non eliminati, rassicurando così chi temeva di aver perso un pezzo della storia di Tarquinia.