Strage familiare nel Milanese, parla la criminologa Bardellino: “Cosa alberga nella mente del baby Killer?”

MILANO –  “Siamo di fronte ad un familicidio,  quello a tutti gli effetti compiuto dal minorenne nel milanese”, commenta così  la criminologa Tonia Bardellino lo stermino della famiglia da parte di un 17enne alle porte di Milano.

Nonostante questo atto abbia un significato psicodinamico e psichiatrico, non sempre è’ possibile una nitida distinzione di tipologie e motivazioni che lo determinano.

 Nel caso di specie il giovane ha confessato di aver assassinato il padre, la madre e il fratellino di dodici anni, ma la sua narrazione, complessa e in evoluzione, richiede un’analisi approfondita da parte degli inquirenti per comprendere appieno le motivazioni e le dinamiche in gioco. L’essenza di una tragedia familiare di questo tipo risiede in primis nel tentativo di comprendere cosa possa spingere un adolescente a compiere un atto così estremo di violenza. Che cosa alberga nella mente di questo baby killer dalla vita normale, circondato da un contesto familiare, agli occhi della collettività appagato e sereno?
Gli adolescenti per antonomasia sono spesso caratterizzati da un’intensa vulnerabilità emotiva. La loro capacità di gestire stress, conflitti e pressioni esterne può essere limitata. Se un ambiente apparentemente tranquillo può nascondere tensioni profonde e non risolte, queste possono sfociare in atti violenti quando il giovane non riesce a gestirle. Dalla letteratura scientifica si evince tra l’altro che alla base di questi annientamenti familiari ci sono spesso sentimenti di abbandono, psicosi e rabbia narcisistica; le statistiche a riguardo rilevano che il 60% degli autori è suicida e il 40% omicida.

Il passo successivo aldilà di ogni disanima al momento forviante e inappropriata, sarà capire se il 17enne ha agito sul momento a causa di un fattore improvvisamente scatenante o se la decisione di uccidere era pianificata da tempo, e quindi conseguenza di una pianificazione più riflessiva e premeditata“.

Le tracce di sangue

Le tracce di sangue potranno aiutarci a fornire una narrazione precisa degli eventi: la disposizione delle macchie, la loro forma e la loro distribuzione offrono letture e indizi determinanti. Se le macchie mostrano segni di movimento rapido e violento, questo può indicare un’aggressione improvvisa e caotica. Invece, una disposizione più ordinata potrebbe suggerire un attacco premeditato o sistematico“.

Le autopsie

Le autopsie saranno altrettanto decisive. La natura delle ferite e l’orario approssimativo delle morti saranno indicatori fondamentali per comprendere se la versione del ragazzo è coerente con i fatti o se ci sono discrepanze significative che potrebbero suggerire altre dinamiche.
Certo è che la “banalità del male”  – conclude Bardellino – si annida troppo spesso in individui ordinari e mediocri che arrivano a compiere azioni malvagie senza consapevolezza  stando alla loro versione dei fatti) delle conseguenze dei loro gesti. Che non si parli anche in questo caso come avvenuto nel recente delitto di Sharon di raptus, di cui la psichiatria internazionale ha sempre escluso con fermezza l’esistenza”.