Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo –
Cari viterbesi,
Viterbo è la città che riesce a concepire, tutelare e rinnovare ogni anno, per secoli, un miracolo umano come il Trasporto della Macchina di S. Rosa. Una manifestazione che è in tutt’uno bellezza, fede, forza fisica e forza spirituale, maestranza materiale e ingegno, passione e commozione, unità. È meraviglioso ciò che accade per le vie del centro e sotto la Macchina la sera del 3. Tutti sentiamo la grandezza dell’impresa. Tutti, nessuno escluso. Chi sente il peso sulle spalle, chi cerca di cogliere lo scatto unico, chi partecipa condividendo, pregando, riempiendosi gli occhi e il cuore di questo miracolo terreno. Tutti ci sentiamo parte di qualcosa di grande quella sera.
Una città che riesce a essere tutto questo è una città che ha la grandezza nel DNA. Perché concepire, tutelare e rinnovare ogni anno, per secoli, il Trasporto della Macchina di S. Rosa significa essere in grado di concepire, tutelare e rinnovare qualcosa che spinge gli uomini oltre i limiti delle proprie potenzialità fisiche e spirituali, che sfida i limiti dell’ingegno e della creatività, significa avere ambizione e incoscienza, significa mettere le motivazioni avanti a tutto, significa comprendere il senso ultimo di “marciare al passo dell’uno” perché un’impresa così grande o si compie insieme, o resta incompiuta. Eppure, per gli altri 364 sembra che questa nostra grandezza ci spaventi. Essere consapevoli di essere grandi, di essere destinati a pensare in grande, spaventa. Vuol dire essere pronti ad uscire fuori dalla propria zona di comfort, mettere in discussione le proprie certezze, riconoscere gli alibi che ci mettiamo davanti agli occhi per giustificare gli insuccessi e superarli, per abbattere i limiti, crescere e raggiungere gli obiettivi.
Pensiamo per un solo attimo se, la sera del 3, mettessimo di fronte ai nostri occhi l’antipatia per il nostro vicino, o la paura dei tanti rischi e pericoli che un evento di tale portata può generare, la lamentela sulla diretta televisiva, o sul vestito degli ospiti o sulla sporcizia lasciata dai tanti partecipanti. La sera del 3, anche solo il pensiero di mettere il brutto davanti al bello, il cattivo davanti al buono, la divisione davanti all’unità, il conflitto davanti all’armonia, è inconcepibile. Eppure lo facciamo, spesso, negli altri 364 giorni dell’anno.
Viterbo è una grande città. Auguro a tutti noi viterbesi, per questa Santa Rosa così speciale, con Dies Natalis e il Giubileo Universale in arrivo, di avere il coraggio di essere grandi, ognuno di noi grande per affermare la grandezza della città.
Chiara Frontini
Sindaca di Viterbo