ACQUAPENDENTE – È morto in provincia di Viterbo, dove risiedeva da diversi anni, Pasquale Gaeta, noto come il “santone” di Acquapendente o “Maestro Lino”. L’uomo, sessantenne di origine napoletana, si è spento a causa di un brutto male. Il suo corpo è stato cremato ieri al cimitero di San Lazzaro, a Viterbo.
Trasferitosi circa sette anni fa ad Acquapendente, nell’Alta Tuscia, insieme alla sua compagna, Gaeta aveva dato vita a una comunità chiamata Qneud, acronimo di “Questa non è una democrazia”. Nel loro appartamento, poco fuori il centro storico, la coppia ospitava giovani uomini e donne a cui Gaeta impartiva i suoi “insegnamenti”. Questi erano contenuti nel cosiddetto “decalogo liniano”, un insieme di regole e pratiche discutibili, tra cui quella di bere la propria urina per “purificarsi”.
Queste pratiche e gli “insegnamenti” di Gaeta lo avevano portato a processo davanti al tribunale di Viterbo con gravi accuse: violenza sessuale su due discepole, maltrattamenti in famiglia e esercizio abusivo della professione di psicologo. Al processo si erano costituiti parte civile l’Ordine degli Psicologi, una delle due presunte vittime e la madre dell’altra, Virginia Melissa Adamo, rappresentata dall’avvocato Vincenzo Dionisi e assistita dal criminologo esperto di dinamiche settarie Sergio Caruso.
Virginia Melissa Adamo, soprannominata la “mamma coraggio” di Monza, era stata determinante nel portare alla luce le attività di Gaeta. La donna aveva lanciato un disperato appello alla trasmissione televisiva “Le Iene” nel tentativo di riavere contatti con la figlia, all’epoca già maggiorenne e ora trentenne. La giovane, secondo la madre, era stata completamente “plagiata” dal santone, che l’avrebbe allontanata da lei e dalla famiglia. Durante l’incidente probatorio della primavera del 2019, la ragazza aveva negato tutte le accuse mosse contro Gaeta, presumibilmente sotto l’influenza dello stesso “Maestro Lino”.
I fatti sui quali si è concentrata l’inchiesta riguardano il periodo tra il 2018 e il 2019, quando i carabinieri, coordinati dalla PM Paola Conti, avevano iniziato a investigare in seguito alla denuncia di Virginia Melissa Adamo. Le accuse contro Gaeta avevano portato a un lungo processo, che avrebbe dovuto concludersi il prossimo 17 settembre. Tuttavia, con la morte di Gaeta, il procedimento si chiuderà senza innocenti né colpevoli, poiché i reati contestati si estinguono con la morte dell’imputato.
L’ultima udienza del processo risale al 28 maggio scorso, quando furono ascoltati due testimoni, definiti “bevitori di urina”, che avrebbero presentato il santone alle presunte vittime, poi divenute sue adepte. La morte di Pasquale Gaeta chiude definitivamente il capitolo giudiziario su una vicenda che ha suscitato scalpore e polemiche, ma che lascia ancora molti interrogativi aperti sulla manipolazione e il controllo esercitati da alcune figure carismatiche su persone vulnerabili.