La prima cittadina difende a spada tratta l’accorpamento con la Selva del Lamone
ACQUAPENDENTE – “L’accorpamento della Riserva Naturale Monte Rufeno con quella della Selva del Lamone e altre aree protette del territorio significa, di fatto, sottrarne la gestione alla comunità locale in cui nasceva 41 anni fa, ancor prima che fosse riconosciuta dalla Regione Lazio”.
Con queste parole Alessandra Terrosi, sindaca di Acquapendente, commenta l’emendamento alla proposta di legge 170/2024 approvato in commissione Bilancio, su iniziativa dell’assessore regionale Giancarlo Righini, che riunisce sotto il nuovo ente gestore Alta Tuscia Natura la Riserva Naturale Monte Rufeno di Acquapendente, la Riserva Naturale Selva del Lamone di Farnese, la caldera di Latera, il lago di Mezzano, il monumento naturale del Bosco del Sasseto e vari siti Natura 2000.
“L’emendamento è stato votato senza aver avviato il benché minimo confronto con le comunità locali – prosegue Terrosi – né con le amministrazioni che da decenni svolgono il ruolo di ente gestore. Un fatto grave e basato su chiare inesattezze. Infatti, affermare che in questo modo si otterrà una gestione più efficiente è una palese bugia: si diminuisce il personale e si allarga il perimetro territoriale, rendendo impossibile un miglioramento gestionale e un risparmio economico”.
Secondo la sindaca di Acquapendente “la modalità operativa di questa Giunta regionale è quella del non-coinvolgimento. Invece, in base alla legge 29/1997, sarebbe stato necessario che la definizione dell’ente di gestione di Alta Tuscia Natura fosse avvenuta con apposita e specifica legge e non con un semplice emendamento. L’avvio dell’iter legislativo avrebbe garantito un’ampia discussione della tematica attraverso un programma di audizioni e quindi un serio coinvolgimento delle singole comunità locali, un aspetto che è stato completamente disatteso”.
Relativamente al risparmio economico, “né il sindaco, che riveste il ruolo di presidente dell’ente gestore, né i dipendenti comunali incaricati di svolgere il ruolo di responsabili dei procedimenti amministrativi, finanziari e tecnici per progetti della Riserva Naturale Monte Rufeno, percepiscono stipendi, incentivi o rimborsi. Al contrario, il presidente del nascituro ente Alta Tuscia Natura, il consiglio direttivo, il revisore dei conti e i valutatori esterni rappresenteranno un costo annuo di 250mila euro per la collettività, mentre comunità e istituzioni locali saranno privati di decidere le sorti del proprio territorio, senza alcuna riduzione dei costi e con un inevitabile peggioramento dei servizi offerti”.
“Insieme al sindaco di Farnese Giuseppe Ciucci – conclude la sindaca Terrosi – auspichiamo un confronto serio con i vertici della Regione Lazio e quindi con il presidente Rocca. Ringraziamo il consigliere Enrico Panunzi per il lavoro incessante e puntuale su questo fronte, come del resto su tutto quello che concerne il territorio, e per fungere da insostituibile tramite con il gruppo consiliare del PD, che sta seguendo con attenzione tutta la situazione. Chiediamo di interrompere quanto disposto dall’emendamento e, nel caso in cui si volesse cambiare l’assetto attuale, ci auguriamo in primis che riguardi la gestione delle aree protette regionali nel loro complesso e che venga prima di tutto avviato un confronto che coinvolga le istituzioni e le realtà locali, le quali vivono da vicino e ogni giorno il nostro territorio, conoscendone a fondo le esigenze”.