Sul quotidiano La Stampa un articolo lo associa (confondendolo con un omonimo) a vicende dalle quali è completamente estraneo
FROSINONE – L’articolo uscito ieri mattina a firma di Andrea Palladino e pubblicato sul quotidiano cartaceo La Stampa ha recentemente generato una notevole controversia per via di un errore fondamentale che riguarda l’identità delle persone coinvolte nei fatti narrati trasformando la notizia in una vera e propria “palla di fango”.
Nell’articolo a firma del giornalista de La Stampa si sostiene infatti che Fabio Tagliaferri, attuale presidente di Ales Spa – società in house del Ministero della Cultura – avrebbe avuto contatti con cooperative sociali riconducibili a Germana De Angelis, moglie dell’ex terrorista nero Luigi Ciavardini, e quindi, indirettamente, al mondo dell’estrema destra italiana.
Tuttavia, l’intera narrazione si basa su un fraintendimento di fondo, ovvero l’ipotetico ruolo di Fabio Tagliaferri come assessore comunale di Frosinone con delega all’ambiente e manutenzione del verde pubblico.
In realtà ai tempi in cui fu assegnato alle cooperative sociali citate nell’articolo de La Stampa, l’assessore all’ambiente era Fulvio De Santis in seguito sostituito con una Tagliaferri ma non Fabio bensì Massimiliano.
Questa confusione ha portato a gravi accuse di collusione e a un attacco ingiustificato all’immagine di Fabio Tagliaferri, del tutto estraneo a tali vicende.
L’articolo di Palladino parte da una ricostruzione dettagliata dei presunti legami tra esponenti della destra radicale romana e personaggi di rilievo all’interno dell’amministrazione pubblica, come Fabio Tagliaferri.
Secondo quanto affermato nel testo, “Fabio Tagliaferri, l’amministratore delegato della Ales Spa, il braccio operativo del ministero della Cultura, nella sua carriera politica più recente ha visto passare il mondo imprenditoriale dell’ex Nar nei suoi uffici di assessore di Frosinone, che ha occupato fino alla nomina in Ales da parte dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano, arrivata lo scorso febbraio.”
L’autore prosegue affermando che questo presunto legame si sarebbe concretizzato durante il mandato di Tagliaferri come assessore ai Lavori pubblici e alla Manutenzione del Comune di Frosinone, carica ricoperta tra il 2012 e il 2021.
In particolare, l’articolo descrive come “il mondo imprenditoriale legato all’ex Nar si è incrociato per alcuni anni con la gestione dei parchi, dei viali e dei giardini di Frosinone – attraverso una serie di affidamenti partiti dagli uffici dell’allora assessore Tagliaferri – grazie a una cooperativa sociale, la Essegi 2012.”
Secondo l’articolo, questa cooperativa, gestita da Germana De Angelis, moglie di Luigi Ciavardini, avrebbe ottenuto diversi incarichi per la gestione del verde pubblico e per il supporto di attività elettorali. Affidamenti legittimi e specchiati va aggiunto.
Inoltre, si fa riferimento a una seconda cooperativa, la AGM, anch’essa coinvolta in affidamenti diretti da parte del Comune di Frosinone.
Palladino sostiene che “i legami con la famiglia del terrorista nero appaiono anche con una seconda cooperativa, la Agm, aggiudicataria nel 2020 di altri affidamenti diretti.” L’articolo delinea quindi un quadro di connessioni tra Tagliaferri e figure legate alla destra estrema, tracciando una rete di rapporti che va dalla gestione delle cooperative fino alla politica locale e alle imprese.
Il punto centrale di questa controversia risiede nella confusione tra Fabio Tagliaferri, attuale presidente di Ales Spa e all’epoca Assessore ai Lavori pubblici, e Massimiliano Tagliaferri, ex assessore del Comune di Frosinone all’ambiente subentrato a Fulvio De Santis.
Le affermazioni fatte nell’articolo, seppur basate su documenti ufficiali e verifiche, risultano gravemente errate nel momento in cui vengono associate alla figura di Fabio Tagliaferri, che non ha avuto alcun ruolo negli incarichi citati. È importante notare che il contesto delle vicende descritte – ovvero gli affidamenti a cooperative sociali legate alla famiglia Ciavardini – risulta complesso e delicato, poiché tocca aspetti collegati alla politica, all’imprenditoria e alla storia della destra radicale italiana. Attribuire tali legami a Fabio Tagliaferri, che ha costruito una carriera professionale lontana da tali ambienti, è un errore che va ben oltre la semplice confusione di nomi.
Il danno provocato da un simile errore è particolarmente grave per un dirigente pubblico come il politico ciociaro dal passato specchiato, la cui reputazione è fondamentale per il ruolo che ricopre.
Ales Spa, infatti, è una società che svolge un’importante funzione di supporto al Ministero della Cultura nella gestione del patrimonio artistico e culturale italiano, e il suo presidente deve godere di piena fiducia e integrità morale. Un articolo che getta ombre su questa integrità, senza alcun fondamento reale, rischia di compromettere la fiducia del pubblico e delle istituzioni, causando danni irreparabili alla sua immagine.
La confusione tra Fabio e Massimiliano Tagliaferri non è un dettaglio trascurabile, ma costituisce il fulcro dell’intera narrazione. Correggere tale errore non solo è un atto dovuto nei confronti di Fabio Tagliaferri, ma è anche fondamentale per garantire che l’informazione diffusa al pubblico sia accurata e rispettosa della verità.
In casi come questo, dove un errore può portare a gravi conseguenze personali e professionali, la responsabilità giornalistica richiede un intervento tempestivo per rimediare al danno causato.