Gli investimenti privati, così come il controllo del fenomeno del turismo di massa, saranno punti focali per il futuro dell’Italia e del territorio della Tuscia
VITERBO – Grande avvio per il primo Festival Economia della Cultura, evento che vuole raccogliere idee e proposte per incrementare il già forte asset turistico/culturale italiano e che sarà ospitato da oggi a domenica presso la Città dei Papi. Tanti gli ospiti, tra cui i partecipanti alla tavola rotonda inaugurale ovvero la vicepresidente del Parlamento Europeo Antonella Sberna, il sindaco di Viterbo Chiara Frontini, il rettore dell’Unitus Stefano Ubertini e il presidente di Lazio Innova Francesco Marcolini, tutti moderati dal giornalista del Sole24Ore Alberto Orioli.
Il turismo è stato, ovviamente, il tema portante della chiacchierata a cinque. Questo perché – come sottolineato da Orioli – “non è vero che con la cultura non si mangia” e l’Italia è il Paese che più di tutti, nel mondo, può dirlo a voce alta. Cultura e Turismo, infatti, rappresentano circa il 20% del Pil italiano, un giro di affari che – come evidenziato da Sberna – rappresenta per il Bel Paese un totale di 95,5 miliardi di euro. Una cifra immensa.
“Il turismo di massa può essere dannoso – ha però sottolineato Marcolini – Per questo dobbiamo imparare a controllarlo e sfruttarlo in maniera adeguata e al meglio”. Per il presidente di Lazio Innova, l’obiettivo è quello di sviluppare un turismo di “alto livello” che coinvolga il campo civile, quello economico e quello culturale, ovviamente. Facendo un esempio, Marcolini ha dichiarato che “A Viterbo viene fatto molto, ma può essere fatto molto e molto di più sotto il profilo turistico e culturale. Questo perché non solo si può creare lavoro e permettere la crescita culturale delle persone, ma deve attirare investimenti”.
La Cultura, quella con c maiuscola, può effettivamente attrarre grandi investimenti da fondi privati. Una verità che tutti conoscono, quella ripresentata da Marcolini, ma che non tutti gli ambienti politici apprezzano. “Parliamo di investimenti come quelli da parte dei grandi brand – ha poi spiegato – ma anche da parte del cinema e dei grandi fondi di investimenti privati in ambito cultura”.
La verità, quella più cruda, è come ha giustamente sottolineato Marcolini che “La cultura non può vivere solo di soldi pubblici, perché la coperta è corta. Per questo serve l’aiuto dei privati, che possano fornire un salto di qualità. Propri per questo il festival ha l’ambizione di diventare internazionale e già l’anno prossimo vuole ospitare personalità dall’estero che possa portare in Italia le loro esperienze in ambito economico culturale, fornendo idee ed esempi”.
A difendere Viterbo, candidata proprio a Capitale Europea della Cultura per il 2033, ci ha poi pensato Chiara Frontini. “Sulla cultura – ha spiegato ai presenti – il territorio e la Tuscia stanno puntando tutto. Sulla candidatura a Capitale europea della cultura, inoltre, la città sta sviluppando un insieme di programmi fondamentali che coinvolgono investimenti pari a circa 17.2 milioni di euro, tutti direzionati alla promozione turistico culturale. Le risorse ci sono, se c’è una strategia chiara verso la quale andare”.
Dello stesso parere, ovvero sul fatto che Viterbo possa essere una città “campione” della Cultura, anche il rettore dell’Università degli Studi della Tuscia Stefano Ubertini. “Per noi Economia della cultura è un bel sentire – ha esordito il professore – Un territorio come il nostro ha la fortuna di avere una università, non è una cosa usuale, son poche le città nel mondo che possono vantarne la presenza”. Eppure, come poi ha tenuto a sottolineare, non è tutto oro quello che luccica e i problemi, quelli grandi, ci sono. “Negli ultimi 10 anni la situazione si è però fermata – ha continuato Ubertini – andando dietro agli investimenti per le grandi città a discapito dai territori interni come la Tuscia. Noi però abbiamo la possibilità di invertire questa tendenza, sfruttando enti come l’Università, di sviluppare la residenzialità attraendo persone. La Tuscia è un posto bello dove vivere e i ragazzi che vengono qui per studiare o cercare migliori opportunità economiche rappresentano cultura per il territorio”.
Importante, il suo appello diretto non solo agli amministratori, ma anche ai cittadini viterbesi. “Dobbiamo accogliere ragazzi da tutto il mondo – ha spiegato al pubblico – oggi ne abbiamo circa un migliaio. Studiare a santa Maria in Gradi per loro vuol dire studiare in luogo talmente bello che gli ricorda la scuola di Hogwarts in Harry Potter, come molti di loro ci han detto. Il nostro però è un territorio situato in un’area interna, ma anche se siamo connessi molto male, siamo vicini a Roma e per la Capitale la città di Viterbo è un’opportunità. La Città dei papi può infatti aiutare la metropoli a vivere meglio, offrendo spazi e bellezza”.
A concludere il primo incontro le parole della vicepresidente Antonella Sberna, che hanno aperto alle future possibilità del festival e hanno sottolineato – ancora una volta – l’importanza della Cultura per Viterbo in primis. “C’è stato un grande impegno di tutti per fare svolgere qui, e non a Roma magari, questo festival – ha sottolineato – Cercheremo di trovare spunti e idee in questi tre giorni per portare davvero la Cultura al centro, perché questo asset smuove 95,5 miliardi di euro in Italia. È un motore di economia enorme che offre lavoro, opportunità e sviluppo economico, se adeguatamente valorizzato. Non si deve parlare solo di fabbriche e industrie e Viterbo ha tutta una serie di carte in regola per poter dire la sua in merito. Questa deve essere una prima prova di un appuntamento che deve diventare annuale e aprire le porte dell’Italia a tutta l’Europa”.