Prima apertura da parte del sindaco piddino che pare aver compreso come restare cittadini di una “succursale di Roma” non giovi a nessun cittadino
CIVITAVECCHIA – Riunione fiume del consiglio ieri dove anche gli altri sindaci delle città legate al progetto della nuova provincia “Porte d’Italia” hanno evidenziato come si debba continuare a procedere per l’evidente tornaconto che tutto il territorio potrebbe capitalizzare.
Sul da farsi, tuttavia, centrodestra e centrosinistra restano abbondantemente divergenti con PD e M5S nettamente contrari all’idea di separarsi dalle province di Roma e Viterbo per costituirne una nuova, che raggruppi le città del litorale, formando un nuovo polo di forza per il Lazio.
“Il fatto di essere la Porta d’Italia sarà un valore aggiunto”, ha voluto sottolineare il capogruppo di FdI Massimiliano Grasso, illustrando ai presenti i molti benefici che il traguardo, se raggiunto, porterebbe. Tra tutti quello per Civitavecchia di non essere più considerata una succursale di Roma, un obiettivo che l’ex sindaco Ernesto Tedesco aveva ben compreso e portato avanti esprimendo parere favorevole fino all’ultimo.
“Chiediamo all’Amministrazione e ai consiglieri che la sostengono di tornare a valutare questa opportunità – ha continuato Grasso – La provincia Porte d’Italia avrebbe una omogeneità territoriale difficilmente riscontrabile altrove e potrebbe contare su due asset di portata internazionale come l’aeroporto di Fiumicino e il porto di Civitavecchia. L’iter sta andando avanti e Civitavecchia deve essere protagonista di questo passaggio così importante”.
Proprio su questo ultimo punto si fonda la giusta presa di posizione dell’opposizione civitavecchiese: la nascita della nuova provincia, già approdata in Parlamento, andrebbe avanti anche senza Civitavecchia, avendo già raggiunto i 4/5 della popolazione necessaria per costituirla. Continuando a schierarsi contro all’idea, se la provincia nascesse, per Civitavecchia sarebbe un enorme problema in quanto solo due vie resterebbero alla città: restare “serva” di Roma o chiedere rifugio alla provincia di Viterbo, con quest’ultima che ne gioverebbe enormemente.
L’idea pare essere stata però recepita dal sindaco piddino Marco Piendibene, che ha aperto – per la prima volta – all’idea. “Due elementi ci potrebbero far tornare indietro o comunque riesaminarla insieme – ha dichiarato – se dovesse passare una legge per l’elezione diretta del presidente della Provincia, abrogando le legge Delrio. E poi la presentazione, da parte dell’opposizione, delle 2000 firme necessarie per chiedere una consultazione popolare. Si studia insieme il quesito referendario e si procede con il referendum”.
Assodato che l’abrogazione della Delrio potrebbe davvero essere dietro l’angolo, con sempre più voci che si uniscono da entrambi i lati della palizzata politica per una sua cancellazione, resterebbe a quel punto solo la raccolta firme. Un obiettivo decisamente fattibile in quanto pochi sono i civitavecchiesi che al momento sono contenti di essere considerati ancora cittadini di una “provincia romana”.