ROMA – Gabriele Gravina si è presentato davanti al Tribunale del Riesame ieri 30 ottobre mattina, dov’è stata ascoltata la nuova richiesta della Procura di Roma di sequestrare 140 mila euro al presidente della Figc.
L’accusa per il massimo dirigente del calcio italiano è di autoriciclaggio, oltre che di appropriazione indebita. Il gip ha già rigettato la prima richiesta dei pm e c’è attesa per la decisione dei giudici, che arriverà a inizio novembre. Il procedimento risale al marzo scorso, quando Gravina è stato iscritto nel registro degli indagati.
Il nome del presidente della Figc è stato fatto all’interno dell’inchiesta di Perugia sul cosiddetto caso dossieraggio, che ha come principali indagati il luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, e il magistrato Antonio Laudati. Lì sarebbero emerse presunte irregolarità riguardanti l’assegnazione del bando del 2018 per il canale tematico della Lega Pro, la compravendita di una collezione di libri antichi e l’acquisto di una casa. Per i pm le tre circostanze potrebbero essere collegate tra loro. Da questo collegamento si sarebbe arrivati a un unico giro di denaro e dunque ai due reati contestati.
L’ipotesi è che il bando per i diritti tv della Lega Pro (di cui Gravina è stato presidente dal 2015 al 2018), vinto dalla ISG Ginko, società che si occupa di piattaforme digitali, non sia stato concesso con la dovuta regolarità. Il sospetto è che Gravina, collezionista di antichi manoscritti, abbia ricevuto una tangente ottenuta tramite una falsa vendita di libri medievali e ottocenteschi, mai avvenuta ma di cui avrebbe trattenuto due caparre 250 mila e 350 mila euro. Soldi con cui, poi, avrebbe acquistato un appartamento a Milano per la figlia della sua compagna.
In una nota, i legali di Gabriele Gravina, Leo Mercurio e Fabio Viglione, hanno commentato: «Nell’udienza dinanzi al Tribunale del Riesame di Roma abbiamo ribadito le condivisibili e puntuali argomentazioni del gip che, nel giugno scorso, aveva rigettato la richiesta di sequestro avanzata dalla Procura per la totale insussistenza dei reati ipotizzati. Il presidente Gravina può andare a testa alta forte dell’assoluta correttezza delle sue condotte».