Frosinone – Inchiesta “The Good Lobby”: la trama corruttiva del “Clan dei Ceccanesi” e le infiltrazioni al Comune di Ceccano

Tutti i ruoli dei protagonisti di questa associazione criminale spazzata via dalla Procura Europea e dalla Procura di Frosinone

FROSINONE – L’operazione anticorruzione europea, denominata “The Good Lobby”, ha portato alla luce un sistema di corruzione esteso e sistematico, celato nelle attività del Comune di Ceccano e radicato nelle sue strutture amministrative, tecniche e contabili.

L’inchiesta ha rivelato una ramificata associazione a delinquere, conosciuta come “Clan dei Ceccanesi” (in realtà il vertice era composto da persone non originarie del paese ciociaro), che avrebbe manipolato appalti, gestito irregolarmente i fondi del Piano Nazionale di Resilienza e Resistenza (PNRR) e arricchito una rete di complicità e vantaggi reciproci, estendendosi oltre il territorio ciociaro. La Procura Europea ha identificato numerosi soggetti coinvolti, tra cui figure di spicco nell’amministrazione comunale, imprenditori e professionisti locali, tutti parte di un sistema che mirava all’appropriazione indebita dei fondi pubblici.

Frosinone – Stefano Anniballi il gancio criminale con la pubblica amministrazione ceccanese (The Good Lobby – Il puparo)

L’indagine ha portato alla luce un sistema consolidato di corruzione e favoritismi negli appalti pubblici, orchestrato dai vertici dell’amministrazione comunale, che includeva il sindaco Roberto Caligiore e una serie di figure chiave legate ai settori tecnici e amministrativi del Comune. Tra gli indagati emergono Stefano Anniballi e Gennaro Tramontano, considerati i principali promotori del sistema corruttivo.

Le dinamiche della corruzione e i ruoli dei membri del clan

Roberto Caligiore, sindaco di Ceccano: Al centro della rete corruttiva, Caligiore, al secondo mandato, avrebbe sfruttato la sua posizione per favorire l’accesso ai fondi pubblici in modo irregolare. Attraverso un “patto criminale” con Anniballi e Tramontano, il sindaco avrebbe permesso che il Comune diventasse un mezzo per arricchire l’organizzazione, manovrando appalti e gare pubbliche.

Il video choc di Roberto Caligiore

Nessuno può fare loschi affari sul territorio tranne che lui

I protagonisti somigliano a personaggi di un reality televisivo

Stefano Anniballi, vertice dell’associazione: Figura di spicco nel “Clan dei Ceccanesi“, Anniballi avrebbe avuto un ruolo di supervisione nel sistema, mantenendo stretti legami con Caligiore e coordinando i rapporti tra i vari membri e imprenditori locali. È descritto come il collante del sistema, con funzioni di controllo e gestione delle operazioni di redistribuzione delle tangenti.

Gennaro Tramontano, commercialista: Consigliere strategico e coordinatore delle operazioni economiche dell’associazione, Tramontano avrebbe gestito le società “cartiere” necessarie al riciclaggio di denaro. Tra queste, “Ninfea s.r.l.“, utilizzata per nascondere la provenienza illecita dei fondi. La sua esperienza in materia societaria e fiscale ha permesso alla rete di operare indisturbata, con flussi di denaro mascherati da attività legittime.

Frank Ruggiero, responsabile Settore Lavori Pubblici: Architetto in pensione e personaggio chiave, Ruggiero avrebbe continuato a esercitare il proprio ruolo grazie a manovre legali suggerite dall’avvocato Paolo D’Arpino, prolungando la sua attività come collaboratore esterno. Grazie alla sua posizione, Ruggiero garantiva il controllo dell’Ufficio Tecnico sugli appalti più consistenti, compresi i progetti del Piano Nazionale di Resilienza e Resistenza (PNRR).

Camillo Ciotoli, geometra del Settore Lavori Pubblici: Figura centrale nel sistema, Ciotoli avrebbe sfruttato la sua conoscenza del territorio per orientare gli appalti pubblici verso imprenditori compiacenti, in particolare i fratelli Rinaldi. In cambio, avrebbe ricevuto una tangente pari al 20% degli appalti, da dividere con Caligiore. Inoltre, Ciotoli allertava i sodali su eventuali indagini in corso, per favorire l’elusione dei controlli.

Elena Papetti, architetto del Settore Lavori Pubblici: Compagna del sindaco, Papetti avrebbe ottenuto incarichi come Responsabile Unico del Progetto (RUP), un ruolo da cui derivavano ulteriori guadagni, sia economici sia di potere. Nominata in posizioni di rilievo nonostante la sua recente assunzione, Papetti avrebbe agevolato l’assegnazione illecita dei fondi, beneficiando anche di promozioni e incarichi aggiuntivi grazie alla relazione sentimentale con Caligiore.

Diego Aureli, capo Ufficio Strategico per il PNRR: Incaricato esterno collocato da Caligiore e Anniballi come responsabile del Settore Lavori Pubblici, Aureli avrebbe agevolato le operazioni criminali del clan, garantendo il flusso dei fondi PNRR verso le società affiliate all’associazione.

Cesare Gizzi, responsabile del Servizio Finanziario: Gizzi avrebbe facilitato l’erogazione di retribuzioni e finanziamenti ai sodali, ignorando le verifiche di controllo e rispondendo alle pressioni di Caligiore e Anniballi. La sua complicità era fondamentale per la regolarizzazione contabile dei progetti irregolari del Settore Lavori Pubblici.

Riccardo Del Brocco, assessore all’Ambiente: Figura di raccordo, Del Brocco avrebbe agito in contatto stretto con Ciotoli e Caligiore per spartirsi gli appalti pubblici. La sua connivenza con il clan emerge dalle intercettazioni, in cui sollecitava il collega a utilizzare ogni mezzo per evitare le indagini sui fondi PNRR.

Frosinone – L’ex sindaco Caligiore, carabiniere elicotterista corrotto che ha infangato la città di Ceccano (“The Good Lobby” – Il sindaco)

Gli imprenditori e le società implicate

Antonio Annunziata e Massimo Del Carmine, coordinatori della rete di società: I due gestivano un ampio gruppo di società, tra cui “Edilprogetto s.r.l.” e “Eurocostruzioni s.r.l.“, utilizzate per ricevere fondi comunali con la formula delle “fatture/tangenti”. Annunziata, in particolare, forniva denaro contante per le tangenti settimanalmente, che veniva consegnato a Stefano Anniballi o a suo figlio Pierfrancesco in aree di servizio lungo l’autostrada.

Stefano Polsinelli, ingegnere esterno: Figura apicale, Polsinelli avrebbe avuto il controllo di importanti progetti, incluso il restauro del Castello dei Conti, mascherando i suoi coinvolgimenti tramite incarichi nominali ad altri professionisti. Pur non essendo dipendente comunale, riceveva pagamenti consistenti per ogni progetto gestito.

Selenia Boccia, amministratrice di “Adelante Group s.r.l.s.”: La Boccia, legata sentimentalmente a Polsinelli, avrebbe operato tramite questa società, fornendo supporto tecnico al comune in progetti PNRR. Questo ha permesso all’organizzazione di far ruotare incarichi e continuare a ottenere fondi pubblici.

Fratelli Rinaldi e altre imprese locali: Le società dei Rinaldi e altri imprenditori locali fornivano appoggio logistico e materiale al clan, ottenendo appalti in cambio di tangenti che poi venivano redistribuite tra i membri dell’organizzazione tramite false fatturazioni.

Un sistema di controllo nei settori chiave del Comune

Al centro della rete criminale vi erano due settori comunali strategici: il Settore Lavori Pubblici e il Settore Amministrativo e Contabile. Entrambi erano funzionali alla realizzazione delle azioni illecite: il Settore Lavori Pubblici per la gestione dei progetti finanziati, il Settore Amministrativo e Contabile per il controllo e la liquidazione dei fondi.

Frosinone – Il “clan dei ceccanesi” scoperto grazie alla Dda che indagava sul traffico illecito dei rifiuti. (“The Good Lobby” – La genesi)

Il Settore Lavori Pubblici e le sue figure chiave

Uno dei ruoli più importanti era ricoperto da Frank Ruggiero, responsabile del Settore Lavori Pubblici fino alla pensione nel marzo 2023, ma poi reintegrato grazie a manovre di legge individuate dall’associazione, che hanno permesso di mantenerlo all’interno del Comune con un incarico esterno. Ruggiero, forte della sua lunga esperienza, rappresentava un elemento di continuità, poiché aveva in carico la gestione e la validazione degli atti amministrativi. Il suo ruolo era tanto cruciale che, nonostante fosse formalmente in pensione, il sodalizio ne aveva orchestrato il ritorno con la consulenza di Paolo D’Arpino, avvocato dell’associazione, assicurando così la continuità del “patto criminale”.

Al fianco di Ruggiero operava Camillo Ciotoli, geometra del Settore Lavori Pubblici. Ciotoli, figura ben inserita nel tessuto locale, avrebbe sfruttato le sue conoscenze per orientare gli appalti verso imprenditori compiacenti, concordando una percentuale di ritorno del 20% sui fondi stanziati. Le intercettazioni hanno rivelato che Ciotoli manteneva rapporti stretti con i fratelli Rinaldi (Danilo e Massimo), imprenditori locali a cui erano destinati numerosi appalti in cambio di tangenti.

Il Settore Amministrativo e Contabile: il controllo del denaro pubblico

L’altra parte fondamentale del sistema era controllata da Cesare Gizzi, responsabile del Servizio Finanziario e vice segretario comunale. Gizzi avrebbe avuto un ruolo cruciale, poiché senza il suo assenso i progetti del Settore Lavori Pubblici non avrebbero potuto essere completati né i pagamenti autorizzati. Sottoposto alle pressioni del sindaco e di Anniballi, Gizzi avrebbe regolarmente autorizzato le liquidazioni di fondi nonostante le irregolarità, mancando di controllare la regolarità contabile delle spese.

Inoltre, Riccardo Del Brocco, assessore all’ambiente, era parte della rete corruttiva e, pur non coinvolto direttamente nei fondi PNRR, avrebbe coordinato con Ciotoli e Caligiore la spartizione degli appalti pubblici, mantenendo una presenza attiva nella rete di connivenze.

Il sistema di false fatturazioni e riciclaggio del denaro

Un elemento cardine dell’organizzazione criminale era il sistema delle fatture false, utilizzato per mascherare il flusso di denaro illecito derivante dagli appalti. Tramontano e Annunziata gestivano questa rete con grande esperienza in campo societario e fiscale, utilizzando società di facciata per giustificare movimenti di denaro senza destare sospetti. Le fatture false venivano emesse in modo da documentare prestazioni inesistenti, permettendo ai fondi pubblici di apparire come compensi leciti per lavori mai svolti.

Oltre ai profitti, l’organizzazione otteneva vantaggi di tipo non economico, come beni e servizi. È il caso di Franco Marcoccia, che si prestava come amministratore della “Ninfea s.r.l.”, ricevendo in cambio autovetture, telefoni cellulari e altri beni, oltre a una remunerazione in denaro, pur senza incarichi ufficiali.

Il tecnico sta effettuando la ricerca di cimici e telecamere che non trova ma lo riprendono in azione

L’inchiesta ha messo in evidenza una situazione di corruzione strutturale che coinvolgeva non solo il Comune di Ceccano ma anche una rete di complicità radicata a livello territoriale. Il “Clan dei Ceccanesi” ha operato indisturbato per oltre un decennio, riuscendo a sfruttare risorse pubbliche destinate al miglioramento del territorio per arricchire sé stesso e i propri membri. L’operazione “The Good Lobby” ha aperto un capitolo importante nella lotta alla corruzione, mettendo in risalto il bisogno di un controllo più stringente sugli appalti pubblici e una maggiore trasparenza nella gestione dei fondi europei.

Le indagini proseguono per approfondire eventuali altre connessioni e garantire che i fondi pubblici possano finalmente essere restituiti alla collettività.


PRESUNZIONE DI INNOCENZA

Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva