Proteste al consiglio straordinario di ieri voluto dall’opposizione per comprendere cosa ne sia stato dei 100 milioni di finanziamenti ottenuti
VITERBO – Addio parcheggi interrati per il capoluogo, ad annunciarne l’abbandono dei progetti ci ha pensato il consiglio straordinario di ieri, voluto dall’opposizione per farsi spiegare da Frontini e i suoi, lo stato dei lavori PNNR.Di parcheggi interrati, nei progetti iniziali, ce ne erano almeno due: quello adiacente a Piazza del Teatro, che avrebbe raddoppiato gli attuali posti del parcheggio di Viale Capocci e un altro in via Rossi Dainelli, anche quello sfumato.
Le problematiche, come ha spiegato l’assessore delegato ai progetti Pnrr, Emanuele Aronne, sarebbero le solite: burocrazia e troppe incognite riguardo ai permessi da chiedere a Soprintendenza, Ferrovie dello Stato, Genio Civile e altre parti in causa.
Qualcosa di già rivisto a Viterbo, perché ogni qualvolta che si parla di nuovi parcheggi – parcheggi utili e vicini al centro storico – tutto si ferma. La Città dei Papi sembra avviluppata in un marasma burocratico che le impedisce di crescere e di migliorare i suoi servizi, spronando invece il consumo di suolo (che continua ad aumentare, come riportato dall’ultima classifica del Sole24Ore) con il conseguente risultato di aumentare traffico e disagi ai pedoni, costretti a file chilometriche in una città di appena 60mila abitanti circa.
Ieri, Aronne ha confermato anche come altre ipotesi di parcheggi adiacenti alle mura e precedentemente presentato dalla passata giunta Arena siano stati accantonati. Fondi insufficienti, troppe aree private da espropriare e altre problematiche varie, di tipo burocratico.
“Giustificazioni e ancora giustificazioni”, come sottolineato dall’opposizione, che si aspettava sicuramente di più dai 100 milioni di euro previsti dal Pnrr lasciati in eredità da Arena e i suoi. Di questo se ne continuerà a parlare però la prossima settimana, in occasione di un altro consiglio straordinario dedicato alla tematica finanziamenti europei, anche se difficilmente ne emergerà una visione utile alla città di Viterbo, condannata a restare paesotto di provincia ancora per molto.
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