MERANO – Il Merano WineFestival, specialmente negli ultimi anni, viene descritto come “Il salotto del vino d’Europa”. Un nome importante e ambizioso che, però, coglie a pieno l’essenza di un evento che anche quest’anno ha fatto il pienone tra visitatori e consensi.
In migliaia, tra produttori, operatori del settore, sommelier e semplici appassionati, hanno raggiunto la città altoatesina che dall’8 al 12 novembre si è trasformata nella Capitale europea del vino.
Cinque giorni di festival, sviluppati tra il Kurhaus e le aree limitrofe, divisi in tre diversi filoni: il bio&dynamica di venerdì 8, il festival vero e proprio da sabato 9 a lunedì 11 e il Catwalk Champagne&More che ieri, martedì 12, ha chiuso la manifestazione.
Tanti i vini in degustazione: basti pensare che per “The Festival”, il cuore dell’evento, sono state selezionate quasi 300 aziende dall’Italia e non solo. Tutte con vini di eccellenza e dalla qualità media molto alta.
A fare da cornice, nei giorni di inaugurazione e chiusura, due giornate più “spensierate”: la prima dedicata alla bellezza e alla complessità dei vini prodotti attraverso pratiche agronomiche e di cantina biologiche, biodinamiche e naturali, la seconda incentrata sull’effervescenza e sull’eleganza del mondo dello spumante Metodo Classico e dello Champagne.
Per approfondire le degustazioni effettuate c’è tempo ma la prima impressione, a poche ore dalla chiusura, è che il Merano WineFestival rappresenti una manifestazione in ascesa per più motivi.
Il paragone con il Vinitaly, per via delle ovvie differenze numeriche e di spazi, risulta di difficile applicazione ed è più corretto parlare dei punti di forza di ogni singolo evento senza creare inutili dualismi. Verona si caratterizza per l’ampissima gamma di assaggi disponibili per ogni regione, Merano per la ricercatezza delle varie “gemme”, spesso anche nascoste, presenti all’interno del patrimonio vitivinicolo nazionale.
In ogni caso una manifestazione del genere vince soltanto se riscuote interesse, se attira la giusta platea di addetti ai lavori e se riesce a creare il giusto punto d’incontro tra questi ultimi e le aziende che espongono. E la sensazione, almeno per gli ultimi anni, è che il bersaglio sia stato centrato.