Roma – Maxi inchiesta di corruzione sui fondi per il Giubileo: coinvolti Campidoglio e Astral

Sequestri e perquisizioni negli uffici comunali e quelli regionali, sei funzionari pubblici indagati

Roma è scossa da un’inchiesta giudiziaria che coinvolge alcuni appalti chiave legati alla preparazione della città per il Giubileo del 2025.

La Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni negli uffici del Campidoglio e presso la sede di Astral, la società partecipata al 100% dalla Regione Lazio incaricata della gestione stradale.

L’inchiesta è coordinata dall’aggiunto Giuseppe Cascini e dal PM Lorenzo Del Giudice, con il supporto del nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza di Roma.

Gli inquirenti hanno formalizzato accuse di corruzione, frode nelle pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti. Il centro delle indagini ruota intorno a diversi appalti per il rifacimento delle strade della Capitale: si sospetta che alcune gare siano state pilotate a colpi di tangenti e favori.

L’inchiesta coinvolge sei funzionari pubblici: quattro dipendenti del Comune di Roma, uno di Astral e due agenti della polizia stradale. Gli inquirenti hanno individuato in Mirco Pellegrini, un imprenditore operante nel settore edile, il principale sospettato. Secondo le accuse, Pellegrini avrebbe orchestrato un sistema di corruzione e spartizione degli appalti utilizzando una rete di società intestate a prestanome.

Questa rete gli avrebbe permesso di gestire in modo illecito i lavori di manutenzione stradale, manovrando l’aggiudicazione delle gare a suo favore. L’imprenditore si sarebbe assicurato il favore dei funzionari coinvolti con tangenti in denaro e altre forme di compenso, come l’assunzione dei figli dei dipendenti pubblici nelle sue aziende. L’inchiesta si estende anche a un direttore di banca, che avrebbe agevolato il passaggio di fondi illeciti.

La rete di società e conti correnti intestati a prestanome

Il sistema corruttivo messo in piedi da Pellegrini sembra aver potuto contare su un’articolata rete di prestanome e società fittizie, che gli permetteva di nascondere la propria identità come effettivo titolare degli appalti e dei flussi di denaro.

L’inchiesta ha evidenziato che l’imprenditore era ufficiosamente proprietario di almeno 15 società, intestate a “teste di legno”, ovvero prestanome che fungono da meri firmatari senza reale potere decisionale. Questo espediente permetteva a Pellegrini di distribuire le commesse in apparenza tra diverse imprese, evitando così il rischio di concentrare troppi appalti su un’unica azienda e aggirando eventuali controlli amministrativi.

Un elemento cruciale è rappresentato dal coinvolgimento di un direttore della Blu Banca Spa di Frascati. Secondo le indagini, il direttore avrebbe aperto ben 170 conti correnti a favore dei prestanome dell’imprenditore, pur essendo pienamente consapevole che il reale beneficiario era Pellegrini.

Questa collaborazione avrebbe facilitato l’operatività del sistema corruttivo, rendendo possibile il passaggio di somme cospicue senza sollevare sospetti. La mancata segnalazione delle operazioni sospette all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) di Bankitalia rappresenta una grave violazione delle norme antiriciclaggio e configura un quadro di connivenza finanziaria funzionale al sistema illecito.

Il rifacimento delle strade di Roma: Giubileo e la crisi delle infrastrutture

La questione degli appalti stradali a Roma è particolarmente delicata, anche in considerazione dei preparativi per il Giubileo del 2025. La città è attualmente costellata di cantieri per il rifacimento di strade e infrastrutture, un processo indispensabile per garantire che Roma sia pronta ad accogliere milioni di pellegrini attesi per l’Anno Santo. Tra le opere previste ci sono infatti numerosi interventi di manutenzione stradale e miglioramento della viabilità, ma secondo l’accusa, proprio questi lavori sarebbero stati eseguiti al risparmio da parte delle ditte coinvolte.

Le indagini hanno svelato che i materiali utilizzati per la pavimentazione stradale sarebbero stati di qualità inferiore a quanto previsto, con un asfalto colato in uno spessore ridotto rispetto alle specifiche tecniche. Questo escamotage consentiva all’impresa di risparmiare sui costi, ma causava un rapido deterioramento della superficie stradale. La conseguenza immediata è stata la formazione delle ormai tristemente note “buche di Roma”, un problema da anni al centro delle critiche dei cittadini e fonte di disagio per la sicurezza e il decoro della città. La scoperta di lavori eseguiti in economia ha destato ulteriore malcontento, rivelando un’ulteriore connessione tra la cattiva gestione delle risorse pubbliche e la condizione precaria delle strade della Capitale.

Tangenti e favori: come l’imprenditore comprava il silenzio dei funzionari

Per assicurarsi la complicità dei funzionari, Pellegrini non avrebbe esitato a ricorrere a tangenti in denaro e altri favori personali. Le mazzette venivano consegnate in contanti e rappresentavano la forma principale di compenso per ottenere il via libera alle sue pratiche.

Tuttavia, il sistema corruttivo era esteso anche ad altri tipi di vantaggi: tra questi, l’offerta di posizioni lavorative a parenti e conoscenti dei funzionari, una pratica che gli permetteva di creare un legame più solido e meno visibile con le persone chiave nelle istituzioni pubbliche coinvolte.

Tra gli indagati, oltre ai funzionari comunali e al dirigente di Astral, figurano anche due agenti della polizia stradale. I poliziotti avrebbero ricevuto denaro in cambio di favori, principalmente legati al controllo del trasporto dei materiali edili. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, i camion dell’impresa di Pellegrini trasportavano spesso carichi che eccedevano il limite di peso consentito. Normalmente, questi eccessi avrebbero comportato multe e sanzioni, ma grazie alla corruzione, i mezzi venivano lasciati circolare senza conseguenze. Questo sistema di complicità diffusa rappresenta un ulteriore tassello del quadro accusatorio e testimonia quanto fosse radicato e strutturato il sistema di corruzione a Roma.

Questa indagine evidenzia non solo la fragilità della gestione degli appalti pubblici in un momento cruciale per la Capitale, ma anche l’impatto devastante della corruzione sulla qualità della vita urbana e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Con il Giubileo all’orizzonte, lo scandalo rischia di compromettere la preparazione della città per l’evento, sollevando preoccupazioni circa la reale capacità delle istituzioni di garantire lavori sicuri, efficienti e trasparenti.

L’inchiesta potrebbe avere ripercussioni significative anche sul piano politico, mettendo sotto pressione l’amministrazione comunale e la Regione Lazio, entrambe coinvolte, direttamente o indirettamente, nella gestione dei fondi pubblici per le opere giubilari. I romani si trovano oggi a dover affrontare, ancora una volta, i limiti di una gestione che non sembra riuscire a risolvere problemi cronici come quello delle buche stradali.

Le indagini, tuttora in corso, puntano a fare luce su un sistema di corruzione che potrebbe estendersi ad altre aree e coinvolgere ulteriori attori. L’auspicio è che da questo scandalo possano emergere nuove misure di controllo e trasparenza, per impedire che episodi simili si ripetano e per assicurare che il Giubileo possa rappresentare, anziché una fonte di scandalo, un’occasione di rilancio per Roma e per i suoi cittadini.