L’ultima fiammata politica del 2024: i giudici, il governo e il dibattito sui migranti
ROMA – Il 2024 si chiude con un colpo di scena politico-giudiziario che conferma quanto il tema dell’immigrazione continui a catalizzare le tensioni tra politica e magistratura.
La Corte di Cassazione, depositando le motivazioni del verdetto sul ricorso del Viminale contro i magistrati della sezione Immigrazione, ha stabilito che la competenza nell’indicare i cosiddetti “Paesi sicuri” spetti al ministero degli Esteri. Un pronunciamento che, pur segnando un punto a favore del governo Meloni, lascia aperte questioni di rilievo, alimentando il dibattito.
Il verdetto della Cassazione: un successo parziale per il governo
La sentenza della Cassazione ribadisce che è prerogativa dell’esecutivo individuare i Paesi considerati sicuri per il rimpatrio dei migranti. Una decisione accolta con entusiasmo dalla maggioranza, in particolare da Fratelli d’Italia. Galeazzo Bignami, capogruppo del partito alla Camera, ha definito la pronuncia «un punto di svolta» che rilancia il “modello Albania”, fortemente voluto dal governo. Il progetto, nato per trasferire i migranti in centri di accoglienza in Albania, era stato fortemente osteggiato dai magistrati e dalle opposizioni.
Bignami ha sottolineato come la sentenza chiarisca la natura politica di queste decisioni, criticando duramente le opposizioni per aver orchestrato «una campagna di mistificazione». Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Forza Italia, ha rincarato la dose, definendo la sentenza «una bocciatura delle sinistre giudiziarie e politiche che boicottano le giuste politiche del governo».
Le opposizioni: «Una questione europea»
Nonostante l’entusiasmo del centrodestra, le opposizioni rimangono critiche. Angelo Bonelli, leader dei Verdi, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di affrontare la questione in sede europea, ricordando che l’aumento della povertà globale e dei profughi climatici richiede soluzioni strutturali. Anche il Partito Democratico ha attaccato il governo, definendo il progetto Albania un fallimento economico e strategico. Pierfrancesco Majorino, responsabile delle politiche migratorie del PD, ha sottolineato che, indipendentemente dalle sentenze, il governo dovrebbe abbandonare l’iniziativa, considerandola inefficace e costosa.
Scontro politico-giudiziario: un anno di tensioni
La pronuncia della Cassazione rappresenta l’epilogo temporaneo di un anno caratterizzato da forti attriti tra politica e magistratura, soprattutto sul fronte migratorio. Il braccio di ferro era iniziato con il cosiddetto “decreto Cutro” e il caso dei quattro migranti liberati a Catania nell’ottobre 2023. Questo episodio aveva visto la giudice Iolanda Apostolico al centro delle polemiche, con attacchi politici che l’avevano portata a dimettersi dalla magistratura.
La vicenda si è poi intensificata con le decisioni dei magistrati di Roma e Bologna, che avevano sospeso i trasferimenti in Albania e rinviato alla Corte di Giustizia Europea la valutazione sulla compatibilità con la normativa comunitaria. Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica e una delle protagoniste di queste decisioni, è finita sotto i riflettori, ricevendo anche minacce e la protezione della scorta.
Uno scenario ancora aperto
Nonostante il governo celebri la sentenza come una vittoria, il confronto è tutt’altro che concluso. L’ordinanza della Cassazione, infatti, non chiude definitivamente la querelle, demandando alla Corte di Giustizia Europea l’ultima parola sui Paesi sicuri. Una pronuncia attesa per febbraio 2025, che potrebbe ridisegnare l’approccio italiano al tema migratorio.
Nel frattempo, le tensioni rimangono alte. La recente assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms ha segnato un altro capitolo dello scontro tra magistratura e politica. Tuttavia, il dibattito sui migranti e sulla giustizia si conferma uno dei temi più divisivi del panorama italiano, con implicazioni che continueranno a influenzare il dibattito politico del prossimo anno.
In questo contesto, il 2024 si conclude lasciando l’Italia in attesa di risposte europee, con un governo deciso a portare avanti le proprie politiche migratorie e un’opposizione pronta a contestarne ogni passo. Un finale di anno che non segna una fine, ma piuttosto l’inizio di nuove sfide per il 2025.