Viterbo – Cresce l’imprenditoria femminile, la città tra le prime classificate in Italia

L’imprenditore è donna, nel Viterbese un terzo delle imprese è rosa

VITERBO – L’imprenditoria femminile cresce nella Tuscia, a confermarlo sono i recenti dati diffusi dalla CGIA Mestre che mette nero su bianco come il Viterbese sia una provincia prospera, nonostante tutte le difficoltà nazionali, per quanto riguarda il numero di imprese guidate da donne.

Dati che confermano il primato italiano in Europa, che vede il Bel Paese in prima posizione per quanto riguarda il numero di imprenditrici femminili. Nel 2023, le donne italiane in possesso di partita IVA che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste ammontano a 1.610.000, a fronte di 1.433.100 presenti in Francia e 1.294.100 occupate come autonome in Germania.

Con  9.089 imprese femminili su un totale di 32.529 aziende totali, la Tuscia si posiziona ben al dodicesimo posto della classifica nazionale. Numeri che in percentuale sottolineano come praticamente un impresa su tre sia rosa (27,9% del totale).

Viterbo è alta anche nella classifica regionale. Le altre province sono infatti quasi tutte al di sotto della posizione viterbese. Escludendo il settimo posto riservato a Frosinone, Rieti è la prima che incontriamo, al 17° posto; Latina è al 20°; Roma addirittura al 66°.

Come viene sottolineato dal report della CGIA Mestre, le donne sono anche quelle che assumono più donne. Una sorta di aiuto donna-donna, che sembra rispondere al sempre presente e importante divario tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile. L’Italia è infatti un paese che storicamente ha sempre investito pochissimo per colmare il pesante gap e in assenza di adeguati investimenti sul sociale le donne cercano di fare squadra tra loro, divenendo imprenditrici che assumo altre donne.

Entrando maggiormente nello specifico, oltre la metà delle donne (56% circa) si cimenta nel settore di servizi alla persona (parrucchiere, estetista, tatuatrice, massaggiatrice, lavanderia, sartoria) e nei servizi alle imprese (agenzia di viaggio, immobiliare, pulizia, noleggio veicoli e agenzia pubblicitaria in primis).

Solo il 6%, invece, è impegnata nell’industri. Una percentuale identica anche per l’agricoltura, che vede solo il 6% di donne-imprenditrici agricole.