VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo – Sono stati pubblicati i dati annuali della ricerca Istat sui prezzi e il caro vita.
Viterbo come lo scorso anno si pone in vetta alle classifiche per il rincaro dei prezzi e l’aumento dell’inflazione, ormai pari al 10%, siamo al 40 posto in Italia, nel Lazio solo Roma è più cara. Le famiglie hanno speso una media del 14% in più rispetto lo scorso anno solo per i beni di prima necessità, con un aggravio di quasi mille euro, guadagnando sempre meno.
La Cgia di Mestre ha analizzato gli stipendi delle 103 provincie italiane, la nostra risulta all’82 posto, con uno stipendio medio mensile nel 2023 pari a mille e trecento euro, la peggiore della Regione (Roma si attesta intorno ai 1.900 euro, Frosinone 1500 mila, Latina 1488 e Rieti 1422 mila).
Il proliferare di centri commerciali, per lo più a vocazione Grande Distribuzione, non ha garantito nemmeno la concorrenza, anzi hanno monopolizzato l’intero territorio.
A Viterbo abbiamo la più alta concentrazione di metri quadrati destinati alla vendita, stimabile in circa 232 mila, i metri quadri destinati alla sola vendita alimentare sono 468 ogni mille abitanti, rispetto ad una media nazionale che si ferma a 300.
Spianate di cemento in cui i grandi marchi imperano senza alcun controllo e senza più l’opposizione dei negozi di vicinato, costretti ma a mano alla chiusura.
I rincari e i maggiori profitti, ingrassano pochi, mentre le condizioni dei lavoratori del settore continuano a peggiorare.
I dipendenti vivono strangolati fra paghe da fame e orari ingestibili.
Ormai le figure professionali sono state cancellate, per assumere soprattutto tramite agenzie interinali con l’inquadramento più basso e nessuna tutela in caso di licenziamenti o ritorsioni.
Troppe volte abbiamo sentito lamentele inutili e superficiali, mentre ben ci si guarda a denunciare infiltrazioni e spartizioni di potere che mettono a rischio questa città.
Esortiamo l’Amministrazione e gli enti preposti al controllo a schierarsi con i lavoratori ed effettuare controlli incessanti, non solo nelle aziende già aperte, ma a monte nella distribuzione delle concessioni edilizie a scopo commerciale. Abbiamo chiesto un incontro alla Sindaca per discutere di un protocollo di salvaguardia che tuteli i lavoratori licenziati o con il contratto in scadenza in caso di nuove assunzioni.
Cobas Viterbo
Elisa Bianchini