ROMA – Dal 2012 al 2025. È la durata della battaglia legale di una famiglia dopo la morte di una donna di 86 anni a seguito di un intervento al femore eseguito all’ospedale di Belcolle.
La decisione della Corte di appello di Roma, secondo cui l’operazione è stata eseguita con grave ritardo, ha condannato la Asl di Viterbo a risarcire la figlia dell’anziana con oltre 350mila euro.
I fatti risalgono al 18 ottobre 2012 quando la donna riportò una frattura al femore e venne ricoverata all’ospedale di Belcolle.
L’intervento venne eseguito il 9 novembre successivo. Secondo la Asl di Viterbo l’operazione non poteva essere effettuata immediatamente a causa delle “gravi condizioni in cui era giunta la paziente”.
“Dalla lettura della cartella clinica e di quella infermieristica – si legge invece nella sentenza – oltre gli accertamenti laboratoristici e radiologici, non risultano elementi pertinenti che potessero portare ad un intervento così tardivo. Soltanto il 24 ottobre 2012 (sette giorni dopo il ricovero ospedaliero) si osserva la comparsa di sudorazione algida profusa e marezzatura degli arti inferiori”.
Nei giorni successivi all’operazione la situazione clinica è precipitata fino ad arrivare alla morte della paziente. Da qui l’avvio della battaglia legale da parte della figlia per avere giustizia.
“Per questi motivi – si legge ancora nella sentenza – si condanna l’Asl di Viterbo al pagamento della somma di 156.440 euro in proprio e della somma di 196.550 euro nella qualità di erede, oltre interessi legali dalla pubblicazione della presente sentenza al saldo”.