La conferenza di metà mandato non ha convinto le persone, che hanno assistito a uno show poco interessante e che è stato utilizzato dall’amministrazione per ribadire come un futuro roseo per la città sia ancora lontano dall’essere raggiunto
VITERBO – Si è concluso dopo varie ore di riassunto di quanto è stato fatto in questi due anni il bilancio di metà mandato organizzato dalla giunta Frontini ieri pomeriggio a Unindustria Viterbo.
Un bilancio che non ha annunciato, con grande rammarico di tutti i presenti, particolari novità, nonostante la presenza di molti personaggi illustri: il rettore Unitus Stefano Ubertini, il comandante della locale Mauro Vinciotti, il presidente della Camera di Commercio di Viterbo Domenico Merlani, architetti, addetti ai lavori, l’intera giunta e tanti altri…
Un momento sicuramente di condivisione, che però non è servito a molto se non ad autoincensare la stessa amministrazione, che non ha lasciato spazio a domande e a critiche da parte del pubblico (che a un certo punto se ne è andato in buon numero dopo tante chiacchiere).
Come sottolineato dalla stessa sindaca, oltretutto, “l’amministrazione ha sempre lavorato così, nella maniera che ci contraddistingue: condividendo dati e obiettivi raggiunti, come fatto anche durante la realizzazione del programma elettorale”.
Peccato, tuttavia, che del programma elettorale non vi sia più alcuna traccia a Viterbo. Cancellato, nascosto, reso irreperibile, sopravvive solo tra le mani di chi aveva davvero creduto alla sindaca ai tempi della campagna elettorale.
Non per niente, “La città in movimento”, come l’ha definita Frontini, si muove solo grazie ai fondi PNRR richiesti da chi l’ha preceduta. Una mole sicuramente enorme di lavoro e nemmeno facile da districare, ma che per molti cittadini doveva essere spesa per opere “più coraggiose”, come il famoso parcheggio interrato.
Frontini, almeno sulla carta, tuttavia ci crede ancora. “Viterbo deve pensare in grande – ha infatti ribadito ieri al pubblico – puntando su progetti ambiziosi che possano metterla al livello di quelle città che guardiamo spesso con il binocolo”.
Tutto giusto, ma questi progetti ambiziosi, per il momento ancora non si vedono, così come non si vede il “boom turistico” del quale l’amministrazione parla spesso: la tassa di soggiorno, in un anno, è aumentata di appena 3mila euro e il totale annuale incassato (483mila euro) è inferiore a quello di città storico/artistiche decisamente più piccole, come la vicina Orvieto (che appunto, guardiamo ancora “con il binocolo”).
Ma l’amministrazione, del fatto che la crescita della città è ancora lontana dall’essere raggiunta, è in parte “consapevole” (altro aggettivo usato per descrivere Viterbo dall’attuale giunta).
Come sottolineato dall’assessore Emanuele Aronne, infatti: “Abbiamo scelto di ragione con un programma a medio e lungo termine, che stride con la politica, che vuole invece tutto e subito. Dal 1979, Viterbo non ha visto un piano urbanistico. Stiamo facendo pianificazioni, che hanno un costo e che necessitano di tempo, ma che permetteranno di cambiare il futuro della città”.
E’ ancora tutto in cantiere, quindi, letteralmente. Ma la pazienza dei cittadini è letteralmente agli sgoccioli, così come hanno dimostrato le persone che sono andate via a metà conferenza, e così come manifestano giornalmente i commercianti del centro storico, sempre più in affanno.