Filmati ed intercettazioni hanno incastrato dirigente medico e faccendiere. Con loro non esistevano liste d’attesa. Bastava pagare… Tac, risonanze magnetiche e radiografie si facevano entro le 24 ore. Tra sinistri veri e quelli totalmente inventati scuciti alle assicurazioni diverse decine di migliaia di euro. Chiuse le indagini da parte della Procura di Civitavecchia
TARQUINIA – Una storia come tante altre ma che ha dell’assurdo nel leggere l’avviso di conclusioni indagini firmato dal sostituto procuratore di Civitavecchia Roberto Savelli.
Parliamo di mazzette. Corruzione per aver referti utili a chiedere e spillare soldi in modo illegale alle assicurazioni.
Una gigantesca truffa portata alla luce grazie al sapiente lavoro del Commissariato di Tarquinia che per mesi ha monitorato le attività che si svolgevano all’interno delle unità operative di Diagnostica per immagini degli ospedali di Tarquinia ma anche di Civita Castellana.
Al centro dell’inchiesta non un medico qualsiasi ma Paolo Cardello che di quei reparti è il direttore. Professionalmente bravo. Forse il migliore in circolazione. Il suo curriculum specchiato rende ancora più incredibile la storia che andremo a raccontare.
Tutto nasce da alcune incongruenze rilevate a seguito di sinistri stradali dove emerge la figura di Pasqualino Catanea, vetrallase ma domiciliato a Tarquinia. La polizia di Stato e la Procura di Civitavecchia vogliono vederci chiaro.
Pasqualino Catanea è l’uomo chiave di questa indagine. Era il procacciatore di clienti da portare al medico che si prestava a produrre referti farlocchi.
Il meccanismo era molto semplice. Tra sinistri veri o del tutto inventati Catanea portava le persone che aveva subito qualche ferita, contusione o frattura a fare esami diagnostici d’immagine (radiografie, risonanze magnetiche e Tac).
Il medico compiacente, Paolo Cardello, con grande abilità scriveva referti che, una volta mandati attraverso i legali di fiducia alle assicurazioni, invece di pagare poche centinaia di euro si vedevano costrette a rifondere danni permanenti per decine di migliaia di euro.
Tra gli indagati figurano anche coloro che hanno usufruito delle illegittime e truffaldine prestazioni di Catanea e che adesso dovranno difendersi dalle accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia che, nel frattempo, acquisita la documentazione sospetta, ha scoperto che nessuno dei referti rispondeva ai reali danni subiti dalle vittime di sinistri stradali.
C’è di più. Sempre su mandato del magistrato Roberto Savelli, oltre a mettere sotto controllo le utenze telefoniche, gli investigatori avevano piazzato delle telecamere all’interno dell’ufficio del dirigente Paolo Cardello per monitorare la sua attività. In alcune circostanze è stato filmato l’arrivo di Pasqualino Catanea che, salutato il medico, in modo trafelato gli passava una busta bianca che quest’ultimo nascondeva immediatamente.
Questo passaggio di denaro filmato e poi accertato dagli uomini della polizia (sembrerebbe che addirittura Catanea segnasse gli importi su un’agenda) ha prodotto la pesante contestazione penale perché, in concorso tra loro (Catanea e Cardello) il secondo quale primario del reparto di radiologia dell’Ospedale di Tarquinia, nell’esercizio delle sue funzioni, per completare atti contrari ai doveri d’ufficio, e cioè passare per il centro di prenotazione dell’ospedale e rilasciare referti medici contenenti false attestazioni, riceveva da Pasqualino Catanea somme di denaro di circa 300 euro a refertazione. Il cambio gomme della sua macchina oltre ad altri interventi di manutenzione nonché altre utilità in corso di accertamento.
Al momento sono 11 le persone indagate ma i filoni scaturiti dall’inchiesta sono almeno tri due.
Alcuni avvocati hanno parlato di “equivoci”, “fraintendimenti”, “casualità” e che i loro assistiti saranno in grado di dimostrare la loro estraneità ai fatti.
Ma non è tutto. Già perché i due avevano preso alla lettera l’invito del governatore Francesco Rocca di abbattere le liste d’attesa per fare un esame. Bastava chiedere a Catanea che poi chiamava il dottore e l’esame si faceva nel giro di 24 ore massimo.
Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che “nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna”.