Da Civitavecchia a Barcellona per importare chili di droga in Italia, sgominata organizzazione criminale con sede a Napoli

La Guardia di finanza ha arrestato otto persone che organizzavano viaggi in nave verso la Spagna e tornavano in Italia via terra a bordo di un furgone Iveco Daily

NAPOLI – I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Napoli hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di otto persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di detenzione, a fine di spaccio, di droga.

Di questi ultimi, sei sono stati sottoposti alla custodia in carcere, uno alla misura degli arresti domiciliari e uno al divieto di dimora nel Comune di residenza.

“Le indagini hanno tratto origine da una segnalazione proveniente dalla Guardia Civil spagnola – fanno sapere dalle Fiamme gialle – e avrebbero disvelato l’operatività di un gruppo organizzato, che avrebbe importato dalla Spagna varie partite di droga, successivamente rivendute sul territorio napoletano. Gli indagati si sarebbero riforniti di stupefacente organizzando diversi viaggi all’estero e mediante contatti con molteplici fornitori”.

Secondo le informazioni in possesso della Guardia Civil alcuni di questi malviventi giungevano in Spagna, in particolare a Barcellona, via nave, dal porto di Civitavecchia, imbarcando un furgone Iveco Daily di colore bianco, dotato di doppiofondo per occultare la sostanza stupefacente.

Una volta giunti su suolo iberico si univano agli altri complici, arrivati via terra a bordo di auto, talvolta prese a noleggio e, successivamente utilizzate come “staffetta” per tornare in Italia.

Nel corso delle attività investigative è stato arrestato un corriere dell’organizzazione, colto in flagranza di reato durante il trasporto di oltre 290 chili di hashish sottoposti a sequestro, ed è stata ricostruita l’importazione dalla Spagna di altri 70 chili di stupefacente.

Dalle indagini è anche emerso che per commercializzare lo stupefacente nella provincia di Napoli gli indagati chiedevano il permesso a esponenti di spicco del clan “Orlando”, corrispondendo loro una tangente di importo proporzionale alla quantità di droga venduta.