Viterbo – “Primo tra gli ultimi”, i colleghi hanno ricordato l’avvocato Franco Taurchini

VITERBO –  La città ha dato l’ultimo saluto all’avvocato penalista Franco Taurchini. Le esequie questo pomeriggio alla Basilica della Quercia.

Franco oltre ad essere un grande avvocato è stato un  imprenditore di successo e un notevole tennista. Nella professione, rigoroso corretto e disponibile. Primo tra gli ultimi, sempre pronto ad aiutare i meno fortunati. E’ stato un onore averlo tra noi“. Il ricordo dell’Ordine degli avvocati.

Ad officiare la celebrazione don Massimiliano Balsi.

“Una vita è vissuta a sostenere gli altri. Il bene fatto da Franco rimarrà nel cuore di chi lo ha conosciuto, andrà al cospetto dell’Altissimo con le mani piene d’amore”. 

Storiche le battaglie legali portate avanti da Taurchini per i più bistrattati dalla società, a cui sapeva trasmettere, al rigore professionale, la sua carica di umanità. Un avvocato che mancherà alla città e a chi è stato onorato della sua vicinanza.

Adesso però è il momento del ricordo e per questo vogliamo scrivere due righe per descrivere il “piccolo, diabolico avvocato”.

Lui non era uno qualsiasi. Chiamava, scriveva messaggi. Mandava vocali. Pur non essendo “tecnologico” come amava ripetere in ogni circostanza non si perdeva d’animo affidandosi alla sua segretaria e agli altri colleghi di studio che citava sempre. Li adorava.

Ha seguito processi importanti ma anche minori. Soprattutto quelli che hanno visto protagonisti persone affette da tossicodipendenze e disagi sociali.

Storica, straordinaria, la vittoria ottenuta con un suo cliente quando riuscì a farlo mandare ai domiciliari perché aveva un cane a cui badare.

L’amore per lo sport, le auto e i sigari. Amava il mezzo Toscano ma non disdegnava quelli cubani. La macchina era la sua seconda casa. Dentro era possibile trovare di tutto. Dai fascicoli recenti a quelli datati o al pane acquistato mesi prima e rimasto a stagionare dietro il sedile.

Sembrava un burbero ma in realtà non lo era. Anzi. Dopo le sfuriate finiva sempre con una simpatica risata che metteva in risalto quella finestrella aperta a causa di un molare mancante.

Lui era così. Mente da elefante. Non dimenticava niente. Non dimenticava nessuno. Mancheranno le sue sue telefonate, mancheranno i suoi sorrisi e mancherà lui che in Tribunale era un’icona.

Chi lo ha conosciuto bene si immaginerà la sua immancabile borsetta in pelle “ciancicata” e la sua toga. Viterbo ha perso davvero un personaggio oltre che un grande professionista. Vederlo disteso dentro la bara, così sbarbato, pulito e preciso con un vestito blu e una cravatta a pois, anch’essa blu lo faceva sembrare sereno. Ma non è così. Pochi giorni fa, prima che perdesse lucidità, al telefono ci ha detto cose che porteremo sempre dentro il nostro cuore. Parole forti di un uomo forte. Sapeva di morire ma, nonostante i dolori del male e l’età, non era ancora pronto. Fai buon viaggio AVVOCATO.