Femminicidi, la psicoterapeuta Schiralli: “Né raptus né patriarcato ma mancanza di relazioni “nutrienti”

La dottoressa viterbese si occupa da anni di educazione emotiva partendo dai più piccoli e portando nelle scuole italiane e straniere il suo metodo, antidoto contro la violenza, anche sulle donne

Donne quotidianamente uccise da mano maschile, femminicidi che, tra indignazione e stupore, continuano a consumarsi indisturbati di fronte all’immobilismo delle emozioni.

Le uniche su cui investire per soluzioni concrete a lungo termine.

Ne parliamo con la viterbese Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta, direttore scientifico del Festival Nazionale dell’Educazione e ideatrice, con Ulisse Mariani, del metodo Didattica delle Emozioni®.

“Sono proprio le emozioni quelle su cui intervenire, il prima possibile, ma prima di sapere cosa davvero fare, è necessario fare chiarezza“. Esordisce la psicoterapeuta.

Il femminicidio

Il femminicidio non è frutto di raptus né di tendenze o dinamiche patriarcali; non ha un esordio improvviso e casuale, ma affonda le radici in precisi situazioni personali ed educative; non si tratta inoltre di mancanza di informazione sul rispetto e sull’affettività, ma di una vera e propria desertificazione emotiva.
Oggi, come si può constatare, i colpevoli di femminicidio sono quasi tutti giovani e giovanissimi. Questi rappresentano la punta dell’iceberg di un disagio diffuso, caratteristico degli ultimi decenni, dominato dalla solitudine educativa e dalla spinta all’eccesso.
Solitudine di relazioni nutrienti ed eccesso, volere tutto e subito, rappresentano i due binari su cui corre la pulsione che, se non convertita in emozioni attraverso una educazione efficace, fatta di regole e accoglienza, rischia di trasformarsi in un agito violento”.

Le frustrazioni

L’incapacità di gestire la frustrazione può infatti portare il giovane soggetto a ricercare nelle droghe un sollievo, nell’abuso di alcool una identità, nella violenza una necessità.
Occorre dunque introdurre una nuova sensibilità educativa, in famiglia e a scuola: insegnare a costruire, il più precocemente possibile, l’empatia. Questa infatti presuppone lo sviluppo delle emozioni e la loro gestione in modalità adattiva.

Insegnare l’empatia

Dal prossimo anno scolastico nelle scuole italiane potrà essere introdotto l’insegnamento delle competenze non cognitive (legge n. 22 del 19.02.2025): esse comprendono la gestione dello stress, la gestione della frustrazione, l’educazione emotiva ed altre competenze relazionali.
Se si riuscirà ad attuare programmi di educazione emotiva il più possibile in questa direzione potremmo sperare in una inversione di tendenza.
Altrimenti si correrà il rischio di rimanere immobili in uno sterile processo di ritualizzazione mediatica.