Viterbo Capitale europea della cultura senza nessun concetto ambizioso

VITERBO – Sono settimane, mesi che l’amministrazione comunale in carica a Palazzo dei Priori “tuoneggia” di una Viterbo candidata a Capitale europea della cultura 2033, ma più forte è il “tuoneggiare” meno vengono chiariti gli obiettivi e le peculiarità di simile altisonante annuncio.

Non si sa infatti cosa ci sia alla base della ambiziosa iniziativa per la Città dei papi, siamo ad un invito generico ai cittadini ad inviare proposte, progetti, a collaborare alla creazione di un qualcosa che però non risulta chiaro.

Se ci spostiamo invece alle altre candidate in corsa sappiamo già molto dei loro propositi : Torino, ad esempio, ha già informato tutti, attraverso il suo sindaco, che la città come carte vincenti punterà sul Salone del Libro e sull‘Intelligenza Artificiale, Norcia, invece, si fa avanti in un contesto territoriale che abbraccia tre regioni, unite dal medesimo destino, Abruzzo, Marche, Umbria, come (nel 2033 cade il billimenario della morte del Signore) centro europeo della Cristianità, città del patrono d’Europa e simbolo assieme alla Civitas Appenninica della ricostruzione e del rilancio sociale e culturale del post terremoto.

Pesaro, infine, fa leva invece sul brand Città della Musica Unesco e rappresenterà anche Fabriano, città creativa per Artigianato e Arte Popolare ed Urbino, con il suo centro storico Patrimonio dell’Umanità.

Come di vede in tutti i casi suddetti c’è l’intenzione di lavorare fortemente sulle identità e di cementare il tutto con idee di partenza significative e riconoscibili.

La nostra vetus urbs invece da sempre purtroppo naviga a vista tra la sua bellezza e la mancanza di una idea forte che la valorizzi e lo spirito un po’ temerario, ma finora senza contenuti con cui affronta la candidatura a capitale europea della cultura ne fornisce un quadro drammaticamente nitido e perfetto.

E pensare che Palazzo dei Papi per la sua splendida unicità potrebbe fare “squadra” da solo.

Pasquale Bottone