ROMA – Mark Samson, il 23enne accusato dell’omicidio di Ilaria Sula 22 enne di Terni, reo confesso, ha scritto e inviato dal carcere una lettera alla famiglia della ragazza con cui chiede perdono per il suo gesto. il ragazzo di 23 anni, di origini filippine, agli arresti nel carcere romano di Regina Coeli, è controllato a vista per il timore che possa compiere atti di autolesionismo.
“Sono Mark Samson e scrivo dalla mia cella dove resterò per svariati anni. Ogni giorno penso all’atroce delitto che ho commesso e non so che cosa dire ma soprattutto non so cosa mi sia accaduto. E’ banale chiedere le scuse per il dolore che ho arrecato, ma voglio chiedere scusa a Ilaria e non l’ho rispettata quando lei mi ha voluto lasciare”.
Si legge nella lettera, mostrata ieri al Tg1. “Sono impazzito di dolore e ho perso il controllo – ha scritto Samson -. Sono consapevole del fatto che nulla di quello che oggi posso dire o fare potrà in minima parte lenire il dolore della famiglia. Non sto cercando di diminuire le mie responsabilità o di sfuggire alle conseguenze del mio gesto. Sono pronto a pagare le mie colpe senza nessuna scusante. M.S.”.
La risposta dei genitori di Ilaria non si è fatta attendere.
“Il testo di questa lettera – dice l’avvocato dei familiari di Ilaria che tramite il proprio legale, Giuseppe Sforza, rispondono al ragazzo- sembra rappresentare una manifestazione di se stesso, senza nessuna reale attenzione all’enormità del gesto. Libertà per ognuno di scrivere, libertà però per i genitori di Ilaria, per tutta la famiglia, per suo fratello e per tutti, di non accettare queste scuse”. Il padre della ragazza avrebbe inoltre aggiunto “Quello che ha scritto non mi interessa, ha perso tempo a scriverla. Le scuse non esistono. Se amo una persona non è che l’ammazzo e poi dico che l’amo”.
Prosegue il posizionamento dei tasselli nella ricostruzioni dei fatti, oltre alla madre del giovane, indagata per concorso in occultamento di cadavere, per aver aiutato il figlio a pulire l’appartamento dove avvenuto l’efferato delitto, spunta ora una persona di sesso maschile che lo avrebbe aiutato a disfarsi del cadavere, posto in una valigia e poi gettato in un dirupo vicino Roma.