Il Viterbese è ancora una volta fanalino di coda del Lazio che, invece, si posiziona al secondo posto nazionale grazie al boom di imprese su Roma
VITERBO – L’ultimo rapporto di Movimprese, da poco diffuso, sottolinea come – purtroppo – l’emorragia di imprese nella Tuscia sia ancora in atto. I dati diffusi mostrano infatti come il saldo tra nuove imprese e cessazioni sia ancora caratterizzato da numeri negativi: -0,26%.
Con 552 nuove imprese costituitesi tra gennaio e marzo 2025 e 646 cessazioni, le “perdite” ammontano a -94.
D’altro è anche il report a livello nazionale a sottolineare come certi settori siano in aperta crisi in tutta Italia e tra questi figura quello agricolo, asset invece fondamentale nella Tuscia, come anche il manifatturiero (segnale evidente che l’industria ceramica è ancora in apparente sofferenza).
“A livello settoriale – si legge nel report – il dato più positivo arriva dai servizi professionali, scientifici e tecnici, che segnano un saldo di +2.795 imprese (+1,10% in termini relativi rispetto alla fine di dicembre), consolidando una tendenza di fondo che premia le attività ad alto contenuto intellettuale e consulenziale. Continua invece la flessione di comparti tradizionali come il commercio (7.627 imprese in meno, per una variazione dello stock di -0,56%), l’agricoltura (-5.809 imprese, -0,84%) e la manifattura (-2.747 imprese, -0,55%).
L’altra notizia negativa è che la Provincia di Viterbo, tra le altre province laziali, è quella con il saldo negativo più alto. Sopra di lei ci sono Frosinone (-84) e Rieti (-26), passando poi ai buoni risultati di Latina (+84) e della Capitale, dove un +1767 imprese permette all’intera Regione di schizzare addirittura al secondo posto della classifica nazionale.