Le edizioni più “antiche” restano un ricordo passato, ora c’è bisogno di crescere ancora e “osare” per rendere l’evento qualcosa di unico e irripetibile
VITERBO – E’ stata indubbiamente un’edizione di successo quella appena trascorsa di San Pellegrino in Fiore 2025, evento curato quest’anno dall’architetto Lorenzo Porciani che ha riprodotto nelle vie e nelle piazze dello storico quartiere viterbese i laghi e i luoghi della Tuscia, non mancando di ricordare il Giubileo e il compiano papa Francesco.
L’edizione, costata ancora una volta 180.000 mila euro e sotto la responsabilità dell’amministrazione viterbese per il secondo anno di fila (dopo l’acquisizione a titolo gratuito da parte del Comune del brand “San Pellegrino in Fiore”) non ha però mancato di far riflettere ancora una volta molti cittadini e turisti che – in migliaia – si sono riversati nel centro storico viterbese.
Quello che è risultato evidente, per moltissimi, è che “non c’è più quella festa che caratterizzava le vecchie edizioni”. Fino a diversi (troppi) anni fa, infatti, anche le vie di collegamento tra le piazze di San Pellegrino erano ricolme di piante e fiori, come via San Lorenzo. Indipendentemente dalla bellezza soggettiva delle installazioni di Porciani, piaciute a molti, ma a tanti altri no, manca per tanti “il coraggio” di brillare.
Come ricordano i cittadini, “fino a una decina di anni fa, San Pellegrino in Fiore era un esplosione di colori, vivace, viva e ricca di bellezza”. Oggi, invece, “si spende sempre di più, ma le installazioni risultano anonime, con poche piante e fiori e sicuramente si sente ancora l’assenza di molti vivaisti che invece un tempo riempivano tutti gli spazi vuoti”.
Non sono mancati commenti anche sullo stato della manifestazione nell’ultimo giorno (ieri), quando le betulle, molti fiori e tante altre piante risultavano già visivamente appassite e in procinto di dire addio per sempre. Relativamente negativo anche il parere di molti sul Piazza San Lorenzo “cuore di Viterbo”, che è risultata particolarmente scarna.
Di contro, in tantissimi hanno invece apprezzato il “ritorno ai fiori” rispetto all’edizione del 2024, quando l’architetto Raffaele Ascenzi aveva presentato un progetto di altissimo livello, di grande impatto visivo (dall’alto più che da altezza uomo) ma che presentava troppe poche piante e fiori, lasciando invece spazio a piante officinali e ortaggi per riprodurre gli orti medievali dei monasteri (forse più indicati in quest’anno giubilare).
Al netto delle critiche e dei complimenti, risulta però evidente come il ritorno di San Pellegrino in Fiore sia stata una festa indiscussa. La speranza, per viterbesi e visitatori della Città dei Papi è che la manifestazione, ora curata dal Comune di Viterbo, possa “ispirarsi” alle altre gemelle più piccolo che negli anni hanno trovato spazio nei borghi della Tuscia. Tra tutte, quelle di Peperino in Fiore di Vitorchiano e quella di Tuscia in Fiore di Villa San Giovanni in Tuscia, che annualmente riescono a stupire, sempre di più.