Coinvolta una funzionaria pubblica che avrebbe incassato oltre 6.000 euro in tangenti
SIENA – Un sistema consolidato, articolato, dove il denaro scorreva sottobanco in cambio di appalti pubblici assegnati in modo diretto e senza gare. Questo è il cuore della nuova e vasta inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Siena che ha travolto l’ufficio viabilità della Provincia.
Al centro, secondo quanto emerge dagli atti dell’ordinanza cautelare firmata il 29 aprile 2025, vi è la figura dell’imprenditore viterbese A.G., legale rappresentante della società con sede a Grotte di Castro e difeso dall’avvocato Angelo Di Silvio, già destinatario di numerosi affidamenti per lavori pubblici nel territorio senese.
Al vertice della rete corruttiva, però, non c’era un politico, ma una funzionaria tecnica, Silvia Fini, responsabile dell’Area Viabilità Zona Sud della Provincia. Una dirigente con un ruolo chiave nella gestione degli appalti minori, che secondo quanto emerge dalle indagini avrebbe sistematicamente venduto la propria discrezionalità amministrativa in cambio di denaro contante.
Secondo la ricostruzione contenuta nell’ordinanza cautelare emessa il 29 aprile 2025, la Fini avrebbe ricevuto non meno di 6mila euro in mazzette da diversi imprenditori locali, tra cui A.G., F.G. e A.A..
I versamenti, avvenuti in contanti, erano puntuali e finalizzati a pilotare l’assegnazione di micro-appalti per lavori stradali, affidati direttamente dalla Provincia senza gara.
Tra i casi documentati, tre riguardano direttamente A. G., che avrebbe ricevuto appalti per oltre 178.000 euro, tra marzo e ottobre 2024, per interventi su viabilità dissestata a Castiglione d’Orcia, Vivo d’Orcia e Piancastagnaio.
In cambio, secondo gli inquirenti, avrebbe consegnato 1.500 euro in contanti alla Fini, sia come compenso per i lavori già ottenuti, sia in vista di nuovi affidamenti futuri, confermando un rapporto sistematico e strutturato.
Ma è l’intera gestione dell’ufficio viabilità a emergere dalle indagini come compromessa. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, e grazie all’uso di captatori informatici, è stato possibile ricostruire una rete di rapporti illeciti tra la funzionaria e un gruppo ristretto di imprenditori “fidati”, ai quali affidava ripetutamente lavori in cambio di tangenti. In una delle conversazioni intercettate, F.G., altro imprenditore coinvolto, spiega con disarmante lucidità il sistema:
“Se vuoi prendere i lavori, un croccantino lo devi lasciare… G…. ha già tirato fuori i soldi”.
La stessa Silvia Fini ha ammesso, nel corso dei dialoghi captati, di aver ricevuto denaro anche in passato, mentre A.G. la rassicura:
“Non stai rubando nulla, sei solo sfortunata… è giusto che ti aiutiamo.”
Il giudice ha disposto per lei la misura della sospensione dall’esercizio della funzione pubblica per un anno e mezzo, e ha autorizzato il sequestro preventivo di beni per un valore equivalente a 6.000 euro, ritenuti profitto diretto delle condotte corruttive.
Per A.G., invece, è stato imposto il divieto temporaneo di esercizio dell’attività imprenditoriale per un periodo della stessa durata, considerata la gravità degli indizi e il rischio concreto di reiterazione del reato.
L’indagine, sviluppata a partire da uno stralcio trasmesso dalla Procura di Perugia, ha smascherato un metodo ben rodato e diffuso, in cui la gestione della cosa pubblica si era trasformata in una trattativa privata. Un sistema tanto più allarmante in quanto alimentato da funzionari tecnici, lontani dai riflettori della politica ma centrali nella macchina operativa degli enti locali.
Secondo l’accusa, A.G. avrebbe corrotto la funzionaria pubblica Silvia Fini, Capo Area Viabilità Zona Sud, con pagamenti in contanti pari ad almeno 1.500 euro, per ottenere una serie di affidamenti diretti, eludendo le regole sulla trasparenza e sulla concorrenza. Le somme sarebbero state consegnate in relazione ad almeno tre appalti pubblici:
- interventi su tratti in frana tra i km 3+500 e 4+300 (affidamento 20.03.2024, € 26.681);
- rifacimento del piano viabile a Vivo d’Orcia (affidamento 04.07.2024, € 103.339);
- lavori su pavimentazione a Piancastagnaio (affidamento 03.10.2024, € 48.103).
Le modalità dell’accordo, come si legge nel provvedimento, rivelano un sistema collaudato di “premi occulti”, in cui l’assegnazione degli appalti pubblici veniva subordinata alla consegna anticipata o promessa di denaro.
A.G. non solo avrebbe corrisposto denaro per gli incarichi già ricevuti, ma si sarebbe anche impegnato a versare ulteriori somme per futuri lavori, in particolare per il ripristino di un tratto danneggiato da una frana a Castiglione d’Orcia, già in programma presso l’ente provinciale.
Le intercettazioni e i riscontri documentali, raccolti anche attraverso captatori informatici, hanno fornito un quadro nitido del rapporto corruttivo. In particolare, in una conversazione chiave del 3 luglio 2024, intercettata dalla Guardia di Finanza, un altro imprenditore coinvolto nella rete (F.G.) fa esplicito riferimento ad A.G., confermando il meccanismo di pagamenti di favore:
“A….. (A…., ndr) è già stato avvertito… A.G. ha già tirato fuori i soldi”, afferma F.G., descrivendo il clima consolidato in cui “il croccantino” – il denaro – è parte strutturale dell’assegnazione dei lavori.
Silvia Fini, secondo i magistrati, avrebbe così abdicato alla sua funzione imparziale di dirigente pubblico, riducendo la discrezionalità tecnica a una merce di scambio, con vantaggi sistematici a favore di un gruppo ristretto di imprenditori “amici”, tra cui F.G. spicca per continuità di rapporti e valore economico delle commesse ricevute.
Tra le aggravanti contestate figura infatti anche l’avvenuta stipulazione di contratti in cui era coinvolta l’amministrazione stessa a cui apparteneva il pubblico ufficiale. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto per A.G. la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno e sei mesi, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e la reiterazione sistemica del metodo corruttivo.
L’indagine è nata da uno stralcio della Procura di Perugia, che ha trasmesso le prime evidenze sulle anomalie nei micro-appalti senesi. Da lì, l’approfondimento investigativo della Guardia di Finanza ha messo in luce una rete corruttiva estesa, con intercettazioni, pedinamenti, acquisizioni documentali e dichiarazioni convergenti, tutte tese a smascherare un modello di gestione privatistica della cosa pubblica.
Al momento, le indagini sono in corso e coinvolgono più soggetti tra cui altri imprenditori del settore edilizio, ma A.G. è senza dubbio tra i protagonisti principali di una vicenda che, se confermata, rappresenterebbe uno degli episodi più gravi di corruzione locale degli ultimi anni nella Regione Toscana.
Si ricorda che tutte le persone coinvolte sono da ritenersi presunte innocenti fino a sentenza definitiva, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione italiana.