Dopo aver ottenuto la poltrona del direttore generale della Asl RM4 adesso gli “iscarioti del centrodestra” puntano alla segreteria generale di Molo Vespucci
CIVITAVECCHIA – C’è una parola che oggi, più di ogni altra, descrive l’atteggiamento di Forza Italia sui territori: ipocrisia. Sì, perché quello che sta accadendo a Viterbo e Civitavecchia è lo specchio più chiaro e vergognoso di un partito che ha perso ogni coerenza politica, trasformandosi in una macchina di potere ossessionata dalle poltrone e del tutto indifferente ai danni che provoca al centrodestra.
Partiamo dai fatti: a Civitavecchia, Forza Italia non solo ha contribuito attivamente alla sconfitta del candidato sindaco del centrodestra, ma ha addirittura alimentato spaccature insanabili pur di non sostenere un progetto unitario. Un comportamento vile, da quinta colonna interna, che ha consegnato la città al Partito Democratico. Un tradimento in piena regola. Ma non finisce qui.
Come se non bastasse il danno, in questi giorni i vertici regionali del partito si stanno rendendo protagonisti dell’ennesima corsa famelica alle poltrone. In piena fase di rinnovo dei vertici dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, gli esponenti forzisti, ben consapevoli di non avere alcuna possibilità di piazzare un proprio uomo alla presidenza, stanno facendo pressioni di ogni tipo per ottenere la segreteria generale per Calogero Burgio. Sì, proprio loro: quelli che hanno fatto perdere Civitavecchia ora vogliono essere premiati con incarichi di prestigio.
Una prima poltrona di prestigio l’hanno già ottenuta piazzando il direttore generale alla Asl RM4 e questo la dice lunga di come i politici romani difendo i territori a loro distanti.
Una logica perversa che grida vendetta. Perché mentre a livello regionale Forza Italia governa con Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati, mostrando un volto apparentemente compatto, sui territori agisce in modo opposto: remando contro, stringendo accordi sottobanco con il centrosinistra e sabotando ogni possibilità di vittoria del centrodestra.
Un esempio lampante? Alessandro Romoli, presidente della Provincia di Viterbo, emblema di una carriera costruita più sugli inciuci che sul consenso. La sua ascesa politica è punteggiata da ambiguità e da una capacità disarmante di galleggiare tra gli schieramenti, portando in dote il caos nei territori e lacerazioni insanabili.
E mentre il centrodestra affonda, c’è chi dovrebbe vigilare e invece si dimostra del tutto inadeguato: il viceministro Edoardo Rixi. Troppa libertà, troppa superficialità e nessuna visione. Il caos delle nomine è anche colpa sua, perché non ha saputo esercitare un ruolo di equilibrio e di regia, permettendo ai soliti noti di spartirsi tutto, come in un vecchio manuale di prima Repubblica.
Ma una cosa deve essere chiara: chi tradisce il proprio schieramento non può poi sedersi al tavolo delle decisioni. Forza Italia, dopo la vergognosa performance a Civitavecchia, non merita di partecipare alla gestione regionale. Chi ha voltato le spalle al proprio candidato, chi ha consegnato il potere alla sinistra, non può presentarsi il giorno dopo con la mano tesa a chiedere posti ben retribuiti. In realtà si dimostrano dei veri e propri pirati a caccia di poltrone.
Questo teatrino deve finire. Il centrodestra deve avere il coraggio di liberarsi di chi lo sabota dall’interno. Perché chi rema contro, per convenienza o per calcolo, non è un alleato: è un problema.