Tarquinia – Truffe alle assicurazioni e mazzette per referti falsi: il primario Cardello sospeso dalla ASL di Viterbo

Bastavano 300 euro per saltare la lista d’attesa e ottenere un referto ‘personalizzato’. Telecamere e intercettazioni incastrano il primario: ASL Viterbo interviene con la sospensione cautelare dal lavoro

TARQUINIA – Bastavano 300 euro in contanti per ottenere referti medici falsi e gonfiare risarcimenti assicurativi: è questo il cuore dell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia che ha scoperchiato un presunto giro di corruzione e truffe all’interno dell’Ospedale di Tarquinia e di Civita Castellana.

Al centro dell’indagine, ormai chiusa e formalmente notificata agli indagati, ci sono due figure chiave: il primario del reparto di Diagnostica per immagini, Paolo Cardello, e il suo intermediario, definito dagli inquirenti un vero e proprio “procacciatore di malati”, Pasqualino Catanea, originario di Vetralla ma domiciliato a Tarquinia.

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Il sistema: referti gonfiati per sinistri falsi

Il meccanismo era semplice quanto redditizio. Catanea, uomo ben introdotto nel territorio, intercettava persone coinvolte in incidenti stradali – veri o inventati – e le accompagnava dal dottor Cardello. In cambio di somme attorno ai 300 euro, il medico redigeva referti falsificati – in molti casi sovrastimando o simulando lesioni – che venivano poi utilizzati dagli avvocati dei “pazienti” per ottenere risarcimenti gonfiati dalle compagnie assicurative.

Tac, risonanze magnetiche e radiografie venivano eseguite con priorità assoluta – in molti casi entro 24 ore – senza alcun rispetto delle liste d’attesa. Gli inquirenti parlano di decine di migliaia di euro sottratti alle assicurazioni attraverso questo sistema collaudato.

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Intercettazioni e telecamere

La Procura ha potuto ricostruire l’intera vicenda grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, e a telecamere nascoste installate nell’ufficio del primario. Le immagini – ora agli atti – mostrano chiaramente Catanea consegnare buste bianche al medico, che le nascondeva subito, con gesti che gli investigatori hanno definito “tipici del passaggio di denaro”. In un’agenda sequestrata a Catanea, sarebbero stati annotati nomi, cifre e prestazioni.

Secondo l’accusa, Cardello avrebbe ricevuto anche altri vantaggi, tra cui interventi di manutenzione per la propria automobile, oltre a benefici non ancora completamente identificati.

La sospensione cautelare del primario

Alla luce della gravità delle accuse – che comprendono corruzione, falso e truffa aggravata – l’Azienda Sanitaria Locale di Viterbo ha adottato un provvedimento disciplinare nei confronti del dirigente medico. Con la deliberazione n. 474 del 6 maggio 2025, la direzione generale ha disposto la sospensione cautelare immediata di Paolo Cardello.

Il provvedimento, adottato in base all’art. 51 del CCNL Area Sanità 2019/2021, resterà in vigore fino alla conclusione del procedimento penale, attualmente pendente con il n. 1970/2024 R.G.N.R. Durante la sospensione, al medico verrà corrisposta un’indennità pari al 50% dello stipendio tabellare e la sola anzianità di servizio.

La delibera motiva la sospensione con l’esigenza di tutelare l’immagine dell’Azienda Sanitaria, evidenziando che non è possibile destinare il medico ad altre funzioni nel frattempo. In caso di assoluzione piena, l’Azienda prevede il conguaglio delle retribuzioni non percepite.

Deliberazioni_DEL-474-2025

Altri indagati e nuovi filoni d’indagine

Oltre a Cardello e Catanea, risultano indagate almeno 11 persone, tra cui beneficiari dei referti truccati, che ora dovranno dimostrare la propria estraneità ai fatti. Alcuni legali parlano di fraintendimenti o coincidenze, ma la mole di prove acquisite dalla Polizia di Stato – anche grazie al lavoro del Commissariato di Tarquinia – lascia poco spazio ai dubbi investigativi.

La Procura, intanto, ha aperto almeno altri due filoni d’indagine, potenzialmente connessi ad altre strutture sanitarie del territorio e ad ulteriori episodi di corruzione in ambito diagnostico.

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Il nodo delle liste d’attesa e il paradosso dell’efficienza

La vicenda si tinge di ironia tragica se si considera che Cardello e Catanea sembravano aver messo in pratica, a modo loro, l’appello del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, per ridurre le liste d’attesa. I due, in effetti, garantivano esami in tempi rapidissimi, ma a pagamento e fuori da ogni regola, trasformando un sistema pubblico in una macchina di profitti illeciti.


Presunzione di innocenza

Va ricordato che tutti gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva di condanna, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione italiana e dalla direttiva europea 343/2016. Il processo stabilirà se e in che misura le accuse saranno confermate.