Fiumicino – Porti svenduti e Stato umiliato: l’errore gravissimo di Salvini sul terminal privato Royal Caribbean

Affermazioni superficiali e non veritiere fatte dal ministro dei trasporti durante il question time alla Camera dei Deputati che faranno imbestialire MSC e COSTA

FIUMICINO – Durante il Question Time di ieri alla Camera dei Deputati, il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha compiuto un gesto politicamente sconsiderato e istituzionalmente pericoloso: ha presentato come “strategico” quello che nei fatti è un danno frontale agli stessi interessi dello Stato italiano.

La proposta della compagnia Royal Caribbean di costruire un terminal crocieristico privato nei pressi di Civitavecchia (a Fiumicino) – accolta con entusiasmo dal ministro – è il manifesto di una linea politica miope, disinformata e, peggio ancora, profondamente arrendevole verso gli interessi delle multinazionali.

Salvini ha dichiarato che “il porto di Civitavecchia è saturo” e che “l’investimento privato non costerà nulla allo Stato“.

Due affermazioni gravi, perché palesemente false o, nella migliore delle ipotesi, dettate da una preoccupante fiducia cieca nei briefing preparati da qualche collaboratore troppo vicino ai lobbisti e troppo lontano dai dati reali.

La verità sulla “saturazione”

Civitavecchia non è affatto saturo. È uno dei porti passeggeri più grandi d’Europa, con oltre 3,5 milioni di crocieristi l’anno e ampie possibilità di sviluppo. Le infrastrutture sono in continuo aggiornamento, con spazi e moli già predisposti per accogliere ulteriori flussi turistici. Allo stato attuale può arrivare tranquillamente a 5 milioni di passeggeri. Parlare di saturazione significa travisare la realtà o, peggio, contribuire a una narrazione funzionale solo a chi vuole costruire un hub concorrente privato a pochi chilometri di distanza. Questo è un colpo basso alla città di Civitavecchia, alla sua Autorità Portuale, e a tutto il sistema pubblico portuale italiano.

Un regalo alla Royal Caribbean, un affronto a MSC e Costa

In un contesto economico in cui lo Stato dovrebbe rafforzare il suo ruolo strategico, Salvini apre la porta a una privatizzazione mascherata del traffico crocieristico, permettendo a un colosso straniero come Royal Caribbean di sottrarre traffico e profitti allo Stato. Il danno economico potenziale è enorme: ogni nave che attracca in un porto privato è una perdita per l’erario, per i lavoratori portuali pubblici e per l’indotto locale.

Inoltre, il ministro sembra ignorare le implicazioni diplomatiche e industriali del suo endorsement. MSC e Costa Crociere, i due giganti italiani del settore, non l’hanno presa bene – e a ragione. Voci di corridoio raccontano di irritazioni pesanti, perché non solo non sono state coinvolte, ma si ritrovano a dover competere in casa propria con un operatore estero che gode dell’imbarazzante beneplacito del governo italiano.

Una gestione disastrosa delle politiche portuali

Questo episodio spiega anche perché le nomine dei nuovi presidenti delle Autorità Portuali siano diventate un ginepraio ingestibile: mancano visione, competenza, ascolto. Salvini si muove tra porti e infrastrutture come un turista spaesato, guidato più da suggestioni populiste che da dati economici e interessi strategici. La confusione che regna nella governance portuale italiana è figlia diretta di questo approccio superficiale, dove le decisioni vengono prese sull’onda di slide e promesse, senza una reale comprensione della posta in gioco.

Chi tutela davvero lo Stato?

Salvini, nel suo ruolo, dovrebbe essere il primo custode dell’interesse pubblico. Invece, in questa vicenda, si è trasformato nel portavoce non richiesto di una multinazionale americana. Se il suo compito è difendere la sovranità, l’economia nazionale e il lavoro italiano, l’ha appena tradito platealmente. E con lui, rischiamo di perdere non solo un pezzo di porto, ma anche la credibilità di un Paese che finge di essere forte ma si inginocchia al primo investimento estero ben confezionato.

Ecco una trascrizione dell’intervento di Matteo Salvini alla Camera dei Deputati sul progetto del porto Royal Caribbean a Civitavecchia che potete ascoltare nel video riportato sopra:

“Signor Presidente, onorevoli colleghi,

oggi parliamo di un tema importante: il porto di Civitavecchia. Un’infrastruttura strategica per il Lazio e per l’intero sistema logistico nazionale.
Il traffico delle crociere è aumentato esponenzialmente, tanto che il porto attuale è vicino alla saturazione. È per questo motivo che si è aperto un dialogo con la compagnia Royal Caribbean, leader mondiale nel settore delle crociere,
che ha espresso la volontà di investire risorse proprie per la realizzazione di un nuovo terminal, completamente finanziato con fondi privati, senza costi per lo Stato italiano.

L’area individuata è demaniale e il progetto sarà sottoposto a tutte le verifiche del caso: valutazione ambientale, compatibilità urbanistica, autorizzazioni portuali e coinvolgimento delle autorità locali e nazionali.

Non parliamo di un esproprio né di un favore: parliamo di un’opportunità di sviluppo, di lavoro, di attrazione di milioni di turisti, e di un aumento diretto e indiretto del PIL regionale.

A chi parla di “porto privato” in modo dispregiativo, rispondo che siamo davanti a un modello già applicato in altre realtà europee, con risultati positivi in termini di efficienza, servizi e occupazione.

Ovviamente tutto ciò dovrà avvenire nel rispetto delle leggi italiane, della trasparenza amministrativa e della partecipazione dei cittadini, che saranno costantemente informati.

Stiamo lavorando per un’Italia che attragga investimenti, non che li respinga con burocrazia e pregiudizi ideologici.

E se una delle più grandi compagnie del mondo vuole investire qui, la risposta dev’essere ‘vediamo come farlo al meglio’, non ‘no a prescindere’.

Il Ministero delle Infrastrutture è pronto a fare la sua parte: a garantire regole, trasparenza, legalità, ma anche a creare le condizioni perché l’economia reale possa crescere.

Questo progetto non è solo cemento: è visione, è occupazione, è turismo, è mobilità sostenibile, è futuro.”