Aprilia – Comune in mano alla mafia: una vergogna annunciata. Pesanti le responsabilità dell’ex sindaco Terra e del suo successore Principi

In questi 18 mesi di commissariamento è importante fare piazza pulita di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno fatto parte delle maggioranze o avuto ruoli all’interno del Comune

Aprilia è stata svenduta alla mafia sotto gli occhi – e con la complicità – di chi avrebbe dovuto difendere la legalità. Lo certifica la devastante relazione della Prefettura di Latina, redatta dopo l’invio della Commissione d’accesso a seguito dell’operazione antimafia “Assedio”.

Un documento che non lascia spazio a dubbi: il Comune è stato occupato, non semplicemente infiltrato, da un clan mafioso autoctono. Una penetrazione sistemica che ha piegato le istituzioni locali agli interessi criminali. E non si può parlare solo di omessa vigilanza: la politica locale ha favorito quella presenza.

Non sono colpe generiche: le responsabilità ricadono in modo gravissimo sull’ultimo sindaco Lanfranco Principi, finito in manette, ma ancora più scandalosa è la condotta del suo predecessore, Antonio Terra, oggi indagato, che per anni ha ignorato – o peggio, ostacolato – ogni segnale d’allarme. Anziché sostenere chi, come Etrurianews, denunciava con coraggio la rete di malaffare, Terra ha scelto la strada della guerra contro la stampa. Una scelta vile, che oggi assume i contorni di una clamorosa complicità politica e morale.

Mafia, appalti, assunzioni sospette: una città sequestrata

Il clan guidato dal latitante Patrizio Forniti non solo ha controllato appalti e assunzioni, ma ha imposto candidati nelle liste elettorali e indirizzato ogni aspetto della macchina amministrativa. Secondo la relazione, parliamo di un’amministrazione modellata sui bisogni della criminalità: gli interessi pubblici sono stati sistematicamente piegati alle logiche del potere mafioso. Le stesse imprese – sempre le solite – beneficiavano di affidamenti diretti, in barba alla trasparenza. Nessuna gara, nessun controllo, e quando c’era un ostacolo, bastava un intervento politico per rimuoverlo.

Un patto scellerato: voti in cambio di potere

Durante le elezioni del 2023, uno dei canali principali del patto mafioso-politico è stato proprio il voto. In una delle liste vicine all’allora candidato sindaco, erano presenti parenti diretti di esponenti del clan. Non è stato un caso isolato, ma un disegno deliberato: voti in cambio di appalti, favori, semplificazioni amministrative. Questo dice, nero su bianco, la relazione della Prefettura. Un sistema clientelare degno delle peggiori pagine della storia repubblicana.

Sport, trasporti, edilizia: il bottino della mafia

Il bar della piscina comunale gestito illegalmente da un familiare degli indagati. Una media struttura commerciale costruita su un’area destinata a scuola. Appalti milionari pilotati, con dirigenti che falsificavano verbali o si facevano da parte. Tutto con la copertura della politica. La gestione del trasporto pubblico, ad esempio, è stata cucita su misura per un’impresa “amica”, che aveva accesso in anticipo ai contenuti del bando. Un “Comune parallelo” – come lo ha definito la Prefettura – manovrato dal sodalizio criminale.

Un’occasione persa: i beni confiscati lasciati a marcire

Come se non bastasse, l’amministrazione non ha mosso un dito per riutilizzare i beni confiscati alla mafia. Nessuna partecipazione alle conferenze dell’Agenzia, nessun progetto, nessun segnale. Un insulto alla giustizia e ai cittadini onesti.

Una gestione fiscale disastrosa: evasione tollerata

Anche sul fronte delle entrate tributarie il quadro è desolante: mancati controlli, tolleranza verso l’evasione, incapacità o volontà di non riscuotere. Una gestione che ha fatto comodo a molti, mentre le casse comunali si svuotavano e i privilegi per pochi crescevano.

Lo scioglimento come atto necessario, ma tardivo

A chiudere questo vergognoso capitolo, lo scioglimento del Comune da parte del Ministero dell’Interno. Una misura doverosa, ma che arriva dopo anni di devastazione. A guidare Aprilia ora sarà una commissione straordinaria, ma ciò non cancella le macerie morali e istituzionali lasciate da chi ha tradito il mandato dei cittadini.

Le domande che restano

Chi restituirà dignità a una città umiliata? Chi pagherà, davvero, per tutto questo? E soprattutto: perché Antonio Terra e la sua amministrazione non hanno mai contrastato apertamente questa degenerazione, preferendo invece attaccare i giornalisti che ne denunciavano i segnali?