VITERBO – Uno dei “frontiniani civici” di più stretta osservanza militante è sicuramente l’assessore alla Cultura, Alfonso Antoniozzi, che io ricordo frequentare le sedi di Viterbo 20 20 dai primordi del movimento, e saranno passati nel frattempo minimo un paio di lustri.
Antoniozzi è poi stato molto ampiamente premiato per la sua fedeltà di lungo corso con assessorati e vicesindacatura: in casa Frontini è passato l’adagio che un cantante lirico di una certa esperienza internazionale fosse di conseguenza un coltissimo politico-manager.
La qual cosa non è necessariamente vera, e fin qui Antoniozzi lo ha in lungo ed in largo dimostrato. Sicuramente l’assessore civico ce l’ha messa tutta e avrà operato in assoluta buona fede per tentare di svolgere il suo compito, ottenendo risultati a mio avviso però assai modesti: soprattutto per il taglio decisamente “di provincia” delle sue iniziative, che hanno fin qui hanno assecondato il campanilismo più ostinato e la viterbesità più ancestralmente rassicurante.
Il “baritono” forse sarebbe stato un ottimo direttore artistico di un festival lirico o più o meno vicino a quell’ambito: come assessore alla cultura ha ampiamente dimostrato di essere lontanissimo dalla cultura pop, dalle nuove tendenze giovanili, dall’universo musicale extracolto, dal cabaret di strada “stand up comedy“, dal teatro off libero da condizionamenti associativo- istituzionali e più in generale e a tutto tondo da una eterogenea cultura contemporanea e vivace senza steccati o compartimenti stagni,
In virtù di tutto ciò non si riesce a comprendere come il politico- cantante possa affrontare la candidatura a Viterbo capitale europea della cultura, stanti le sue passioni un po’ fuori dal tempo ed il suo modo schematico di affrontare la materia culturale, più narcisistico (auto) che di vasti orizzonti.
Antoniozzi in passato aveva spesso provato ad interpretare il ruolo dell’artista “istituzionale”, con la politica dei partiti non vi era mai riuscito: più felice esito ha avuto il suo passare su sponde civiche fino a diventare una scelta “fondamentalista”, un fraterno chiodo fisso della sindaca Frontini. Uno dei tanti chiodi fissi frontiniani che ai più non è dato di capire o comprendere.
(Pasquale Bottone)