Cassino – L’impero dei rifiuti: i fratelli Ciummo, la Super Eco e il sistema degli appalti truccati tra Lazio e Campania

Dalla Ciociaria alle coste tirreniche, passando per le isole pontine e la Sicilia: appalti milionari, ribassi sospetti e accordi con i clan. L’ascesa della Super Eco dei Ciummo racconta una storia di potere, silenzi e criminalità organizzata

CASSINO – Nel cuore del Lazio, tra le colline di Cassino, ha sede una delle società più discusse del comparto rifiuti: la Super Eco srl. Fondata nel 2015 e gestita dalla famiglia Ciummo, la società si è imposta come uno degli attori principali nella gestione degli appalti per la raccolta dei rifiuti in diverse province italiane, da Frosinone a Latina, passando per la Campania e arrivando fino a Catania. Ma dietro l’espansione rapida e l’apparente efficienza si nasconde, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, un sistema illecito con profonde radici nella criminalità organizzata.

La DDA ha recentemente chiesto l’arresto di Carlo e Vittorio Ciummo, rispettivamente amministratore unico e padre fondatore della Super Eco. L’accusa è pesantissima: concorso esterno in associazione mafiosa, con l’aggravante di avere agevolato il clan dei Casalesi.

L’espansione nel Lazio: Frosinone, Latina, Ventotene

Le cifre parlano chiaro. A Frosinone la Super Eco si è aggiudicata un appalto da 39 milioni di euro per la raccolta dei rifiuti. A Terracina ha vinto una gara da 93 milioni per nove anni. A Ventotene l’affidamento è stato diretto: 139mila euro per sei mesi. Tutti questi contratti sono stati assegnati da stazioni uniche appaltanti della Provincia di Frosinone.

In apparenza, tutto regolare. Ma la DDA ha evidenziato come l’offerta presentata per Frosinone presentasse un ribasso anomalo del 17%, e come, in altre gare, la Super Eco fosse favorita da un sistema collusivo che escludeva di fatto la concorrenza.

Il metodo Ciummo: tra Campania e Sicilia con il supporto del clan Ferraro

Nicola Ferraro

Nel documento della Procura di Napoli si legge un passaggio cruciale: “Nicola Ferraro concludeva accordi con i vertici di Cosa Nostra catanese per assicurare agli imprenditori a lui collegati, come i Ciummo, l’aggiudicazione degli appalti nel Comune di Catania”. In particolare, Ferraro avrebbe trattato con Francesco Santapaola, nipote dello storico boss Nitto Santapaola, per far ottenere alla Super Eco il lotto nord della città siciliana.

La contropartita? Diecimila euro al mese, in contanti, versati da Carlo e Vittorio Ciummo nelle mani di Ferraro per tutta la durata dell’appalto. Denaro che, in parte, secondo gli inquirenti, sarebbe finito nelle casse del clan dei Casalesi.

Le intercettazioni captate dalla Guardia di Finanza aggiungono ulteriore gravità: “La gara è nostra. I Santapaola hanno benedetto l’accordo, ci stanno anche loro”, dice Ferraro a un suo collaboratore. In un’altra conversazione ambientale, Ferraro rassicura i Ciummo: “Da Napoli a Catania, tutto fila. E se c’è un problema, ci pensa Ciccio (Santapaola)”.

La Super Eco e la genealogia dell’illegalità

Il percorso della Super Eco affonda le sue radici nella Ego Eco, società precedentemente guidata da Vittorio Ciummo e travolta da inchieste per corruzione e truffa legate alla raccolta rifiuti a Minturno.

Il passaggio da Ego Eco a Super Eco, avvenuto tra il 2015 e il 2024, ha rappresentato, secondo la DDA, una continuità societaria e operativa, con il mantenimento degli stessi meccanismi illeciti.

Il curriculum giudiziario di Vittorio Ciummo è significativo: una condanna a 5 anni per frode in pubblici appalti e un arresto nel 2016 per turbativa d’asta e corruzione nelle isole di Ischia e Procida. Ora, insieme al figlio, è al centro dell’inchiesta che coinvolge 34 indagati, 18 dei quali destinatari di richieste d’arresto.

Le rivelazioni inedite dell’informativa DDA

Vittorio Ciummo

Dal documento della Procura emerge un sistema strutturato: Ferraro, già condannato per mafia, funge da facilitatore. Grazie alla sua influenza e a una rete di politici e dirigenti compiacenti, garantisce alle ditte amiche, tra cui la Super Eco, l’accesso esclusivo a gare d’appalto milionarie.

Le gare non erano contese: venivano cucite su misura, impedendo la partecipazione di altri concorrenti. Ferraro riceveva denaro a percentuale, destinato anche al mantenimento del clan. In un passaggio clamoroso, si legge che Ferraro era diventato interlocutore dei clan D’Alessandro e Santapaola, “per proteggere gli imprenditori a lui legati da richieste estorsive e da minacce di danneggiamento”.

Tra i 34 indagati compaiono: Nicola Ferraro, Carlo e Vittorio Ciummo, Luigi Bosco, Felice Foresta, Giuseppe Rubino, Antonio Montanino, Giuseppe e Luigi Rea, Paolo Verolla, Vincenzo Agizza, Paolo Onofrio, Angelo Ciampi, Pietropaolo Ferraiuolo, Giuseppe Guida, Francesco Pietro Buonanno, Damiano Virgilio Emanuele Pio, Vittorio Fuccio, Eugenia Iemmino, Anna Lanzuolo, Nicola Mottola, Domenico Raimo, Antonio Garofalo, Mauro Marchese, Massimo Cirillo, Roberto e Barbara Fiocco, Amedeo Blasotti, Aniello e Giuseppe Ilario, Antonio Moraca, Domenico Romano, e altri.

Politica e appalti, i legami pericolosi

La DDA sottolinea il ruolo di esponenti politici come Luigi Bosco, ex consigliere regionale, accusato di aver favorito le aziende di Ferraro in cambio di una percentuale del 2% sugli appalti e di assunzioni clientelari. Anche i Ciummo risultano tra i beneficiari di questo sistema.

Una delle intercettazioni ambientali agli atti recita: “Se quei due (i Ciummo) vincono pure Terracina, è fatta… e Nicola non resta a mani vuote”, dice un imprenditore intercettato da microfoni nascosti. In un altro dialogo, Ferraro rassicura un interlocutore: “La gara è blindata, tranquillo, loro sono dentro. I Santapaola hanno già dato l’ok”.

Ferraro agiva da coordinatore occulto, ricevendo le bozze dei bandi in anticipo, e suggerendo modifiche “su misura” per escludere concorrenti. In un’altra intercettazione, Ferraro afferma: “Li abbiamo messi tutti fuori gioco. Hanno presentato offerte, ma era già tutto deciso”.

I prossimi scenari: gestione commissariale o revoca?

Se le richieste d’arresto venissero confermate dal Gip, la Super Eco potrebbe essere commissariata. I Comuni, nel frattempo, potrebbero valutare la revoca degli appalti in autotutela. Ma l’interrogativo principale resta: quanti altri appalti, oltre quelli già noti, sono stati vinti con questo metodo?

Il sistema Ciummo, da Cassino a Catania, ha segnato la mappa degli appalti pubblici in settori chiave come l’igiene urbana. Un sistema che, ora, rischia di crollare sotto il peso delle prove raccolte dalla magistratura.

Cronologia del sistema Ciummo-Ferraro

Per comprendere l’evoluzione del sistema di potere intessuto dai Ciummo e da Nicola Ferraro, è utile ricostruire i passaggi chiave attraverso una cronologia degli eventi:

  • 2008 – Vittorio Ciummo, alla guida della Ego Eco, viene coinvolto nella frode sugli appalti a Minturno. La raccolta differenziata resta solo sulla carta. Inizia l’attenzione investigativa sulla famiglia.
  • 2015 – Nasce la Super Eco srl, fondata da Carlo Ciummo a Cassino, che eredita di fatto le attività operative della Ego Eco.
  • 2016 – Arresto di Vittorio Ciummo per corruzione e turbativa d’asta nelle isole di Ischia e Procida.
  • 2016–2022 – La Super Eco subentra progressivamente a Ego Eco in diversi appalti. Viene segnalata in numerose gare a Frosinone, Ventotene, Terracina e in Campania.
  • 2021 – Interrogazione parlamentare del senatore De Siano (FI) sulla Super Eco per la gestione degli appalti a Ischia.
  • 4 ottobre 2023 – La DDA di Napoli dà avvio formale a un’indagine su appalti truccati e presunti legami con i clan dei Casalesi e Santapaola. Vengono avviate perquisizioni e intercettazioni.
  • Fine 2023 – Emergono le intercettazioni ambientali che inchiodano Ferraro e i Ciummo sulle gare truccate e sui pagamenti a Cosa Nostra.
  • Maggio 2025 – Vengono richieste 18 misure cautelari tra cui l’arresto di Carlo e Vittorio Ciummo. Il Gip dispone gli interrogatori di garanzia prima di convalidare o meno i provvedimenti.

Questa linea temporale mostra come la progressiva formalizzazione dell’attività “lecita” della Super Eco abbia mascherato un sistema consolidato, basato su corruzione, relazioni mafiose e agganci politici, ora messo a nudo dalle inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia.

Gli appalti nel Lazio aggiudicati alla Super Eco srl

Nel corso di quasi un decennio, la Super Eco srl di Cassino si è assicurata numerosi appalti pubblici nel Lazio, spesso al centro di contestazioni o ricorsi e ora oggetto di indagini giudiziarie. Ecco un riepilogo sintetico dei principali affidamenti:

  • Comune di Frosinone: aggiudicazione dell’appalto per la gestione dei rifiuti urbani per un valore di 39 milioni e 524 mila euro. L’offerta della Super Eco ha presentato un ribasso del 17% sulla base d’asta. La gara è stata gestita dalla stazione unica appaltante della Provincia di Frosinone. La seconda classificata, la Sangalli, ha presentato ricorso al TAR.
  • Comune di Terracina (LT): la Super Eco si è aggiudicata un appalto di quasi 93 milioni di euro per nove anni (5 di base + 3 di proroga + 1 in deroga). Anche questa gara è stata gestita dalla stazione unica appaltante della Provincia di Frosinone. Il bando ha generato molte polemiche e interrogazioni pubbliche.
  • Comune di Ventotene (LT): affidamento diretto da parte del sindaco per un incarico di sei mesi per un importo di 139 mila euro, a seguito di una controversia con il precedente gestore (FRZ).
  • Comune di Pignataro Interamna (FR): appalto da circa 1 milione di euro per la raccolta e gestione dei rifiuti urbani.
  • Presenze regionali: oltre a queste gare principali, la Super Eco risulta attiva anche in numerosi piccoli comuni del Frusinate e in ambiti consortili legati alla gestione integrata dei rifiuti, spesso partecipando attraverso consorzi controllati.

Questi affidamenti, ora al vaglio della Direzione Distrettuale Antimafia, mostrano come la società dei Ciummo abbia costruito nel Lazio una presenza solida e capillare, favorita da meccanismi di aggiudicazione che secondo gli inquirenti sarebbero stati “turbati” da condotte illecite e da influenze mafiose.