Ecco “Mamo Capodimonte”: la casa sul lago microcosmo artistico tra opere, drink e incontri

Il direttore artistico Massimiliano Capo, noto per le sue iniziative, ha trasformato una sua proprietà in un micro museo

CAPODIMONTE – Se a New York hanno il MOMA, nella Tuscia noi possiamo di certo fare affidamento al MAMO, l’ultima idea del vulcanico direttore artistico Massimiliano Capo, noto nel panorama nostrano per le sue performance artistico/musicali, ma anche per i suoi “esperimenti sociali“, tutti accomunati da due specifici comuni denominatori: coraggio e originalità.

Il suo più recente progetto – sviluppato insieme all’Associazione La Festa delle Medie (con Stefano Mecocci presidente), Serena Achilli (in qualità di curatrice) e Gianpaolo Piccini – è proprio il sopraccitato “Mamo Capodimonte”, quello che potremmo definire un microcosmo artistico, ubicato in un’abitazione al piano terra situata nel cuore storico di Capodimonte.

Siamo a Capodimonte, in via Pianora 49. Una casetta assai cara e ricca di ricordi per lo stesso Massimiliano Capo, essendo un luogo dove ha vissuto ed è tornato a vivere. È qui, tra le antiche case di quello che tanto tempo fa era un mero villaggio di pescatori, che il nostro intervistato ha avuto l’interessante e originale idea di portare arte e performance contemporanee nel suo  Mamo Capodimonte con il format “8 Chiodi”.

“Siamo in un ambiente intimo, accogliente e in grado di accogliere solo un determinato numero di opere,  che per la precisone sono otto, e da qui il nome del format” ci racconta.

Tutto nasce dopo una lunga riflessione, anche incentrata sul concetto di rigenerazione urbana – ci spiega – in seguito di vari appuntamenti che abbiamo realizzato tra i borghi della Tuscia.  Mancava qualcosa di diverso e così abbiamo creato uno spazio, un’offerta, che vuole rompere i soliti schemi dei piccoli paesini. All’inaugurazione, che ha visto l’esposizione delle opere di Maddalena Mauri, ha visto una grandissima e variegata partecipazione. Professori, turisti, giovani e anziani si sono ritrovati tutti insieme, tornando a mettere il dialogo e l’arte al centro dei loro pensieri”.

Ma anche gli abitanti de luogo sono curiosi e in tanti si sono presentati a conoscere l’inusuale novità,

“Loro sono proprio al centro del progetto, il nostro concetto di rigenerazione urbana è aprire il borgo e i suoi spazi e le stesse persone”.

Quello che ci racconta il direttore artistico, è infatti un qualcosa di nuovo per la Tuscia, territorio meravigliosamente costellato di sagre, tradizioni e cultura autoctona. Un qualcosa di frizzante, ma al contempo riflessivo e che può portare luce laddove, in realtà, è richiesta.

“Partire dal posto, viverlo, entrare in comunione con la comunità locale, tornare a parlare e far parlare, mettersi uno di fronte all’altro per due chiacchiere, una tisana“.

Un processo che può partire “dal basso”, con autofinanziamenti che possono essere inizialmente contenuti, ma che può “contribuire a rallentare il processo di invecchiamento e spopolamento”,  il format, infatti, oggi si sostiene tramite piccole donazioni, fondi personali, ma anche un particolareggiato e accattivante merchandising adatto a tutti.

“8 Chiodi”, proprio oggi (sabato 31 maggio) accoglierà il suo secondo appuntamento ufficiale: “OUMI”, a opera (passateci il termine, poiché decisamente appropriato) degli artisti Libero Maggini e Giuseppe Restano e a cura di Jurji Filieri. Si partirà con un vernissage dalle 18.30, tra buona musica, cibo, immancabili chiacchiere, mentre saremo portati a riflettere sulla nostra quotidianità e sull’interazione con il mondo che ci circonda dalle esposizioni.