CECCANO (FR) – La Procura Europea (EPPO) ha ufficialmente chiuso le indagini preliminari nell’ambito di uno dei più vasti e articolati casi di corruzione amministrativa mai registrati nella provincia di Frosinone. Al centro dell’inchiesta, l’ex sindaco di Ceccano, Roberto Caligiore, figura di vertice in una presunta associazione a delinquere finalizzata alla gestione sistemica e illegale di appalti pubblici finanziati con risorse europee, in particolare con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Secondo l’avviso notificato agli indagati, Caligiore avrebbe agito in qualità di promotore e organizzatore di una rete criminale radicata all’interno del Comune di Ceccano, capace di condizionare procedure, incarichi, concorsi pubblici e affidamenti diretti a favore di soggetti compiacenti, in cambio di denaro e favori.
Un’associazione a delinquere istituzionalizzata
L’organizzazione, attiva dal giugno 2020 fino all’ottobre 2024, è descritta dalla Procura come “una struttura stabile e radicata all’interno dell’amministrazione comunale”, composta da funzionari pubblici, imprenditori, professionisti e mediatori. Il ruolo centrale di Caligiore è tracciato nei minimi dettagli: sindaco e già ufficiale dei Carabinieri, avrebbe sfruttato la propria carica per pilotare gli appalti pubblici eludendo ogni principio di imparzialità e trasparenza.
Insieme a lui, tra gli indagati principali figurano:
- Stefano Anniballi, imprenditore ritenuto co-promotore dell’associazione e gestore materiale delle tangenti.
- Stefano Polsinelli, ingegnere destinatario di numerosi incarichi pubblici.
- Frank Ruggiero, Camillo Ciotoli, Diego Aureli e Elena Papetti, funzionari tecnici del Comune.
- Pierfrancesco Anniballi, Gennaro Tramontano e altri ancora, con ruoli logistici e di supporto finanziario.
Fondi PNRR e concorsi truccati: le accuse
Le accuse mosse dalla Procura Europea coprono una lunga lista di reati: associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, riciclaggio e autoriciclaggio. I reati contestati riguardano in particolare:
- La manipolazione di concorsi pubblici, tra cui quello per la promozione della funzionaria Elena Papetti, ritenuta vicina al sindaco.
- La prosecuzione artificiosa del servizio per l’architetto Ruggiero Frank, formalmente in pensione ma “richiamato” per garantire la continuità dell’attività illecita.
- L’affidamento diretto di incarichi e servizi sotto soglia, assegnati senza gara a imprenditori complici, con rientri illeciti tramite il sistema “fatture-tangenti”.
Tra gli episodi documentati, si segnalano:
- Pagamenti indebiti per lavori pubblici tramite la società Puppo S.r.l., con retrocessioni in contanti.
- La gestione delle tangenti attraverso società cartiere (Eurocostruzioni, Italia Spot, ecc.), le cui fatture fittizie venivano usate per mascherare pagamenti illeciti.
L’ex sindaco Caligiore: il centro decisionale dell’intera rete
Nel quadro accusatorio, Roberto Caligiore appare come il “fulcro fondamentale dell’organizzazione”: dalla scelta degli imprenditori alla manipolazione delle gare, fino all’influenza sui funzionari finanziari, ogni snodo passava dalla sua direzione. Le tangenti, secondo gli inquirenti, gli venivano consegnate in contanti dopo una triangolazione con soggetti esterni che emettevano fatture per operazioni inesistenti.
Sarebbe stato inoltre responsabile dell’avanzamento di carriera pilotato della Papetti e dell’assegnazione pilotata di incarichi a imprenditori come Matteo Capuani. Quest’ultimo avrebbe elargito 3.000 euro in contanti al sindaco, in cambio di un incarico da 20.000 euro per la redazione del piano di rigenerazione urbana.
Impatti politici e amministrativi
L’arresto di Caligiore e la sua sospensione da parte del Prefetto hanno provocato il collasso dell’amministrazione comunale. Dopo giorni di silenzio e tentativi di tenuta, l’intera maggioranza ha preso le distanze dall’ex primo cittadino, culminando con le sue dimissioni. A guidare la giunta pro tempore è stata la vicesindaco Federica Aceto, in attesa delle prossime elezioni.
Le prossime tappe processuali
Gli indagati, circa 30 tra persone fisiche e giuridiche, hanno ora venti giorni per presentare memorie difensive o chiedere interrogatori. Trascorso tale termine, la Procura valuterà il rinvio a giudizio.
Nel frattempo, l’inchiesta ha già fatto emergere un quadro allarmante sulla vulnerabilità delle amministrazioni locali alla corruzione sistemica, soprattutto in un momento in cui l’Italia gestisce risorse strategiche provenienti dall’Europa.
Una ferita istituzionale che interpella tutti
Il caso Ceccano rappresenta un precedente inquietante per la gestione dei fondi PNRR nei piccoli comuni italiani. La dimensione locale, che avrebbe dovuto garantire rapidità e prossimità alle esigenze del territorio, si è trasformata – secondo le accuse – in un sistema parassitario e clientelare, orchestrato da chi avrebbe dovuto garantire legalità e trasparenza.
La magistratura farà ora il suo corso. Ma la vicenda lascia dietro di sé una ferita morale e istituzionale profonda, che impone una riflessione nazionale sulla trasparenza nella gestione pubblica e sull’effettiva tenuta dei controlli negli enti locali.