“Liste d’attesa al 96% nei tempi previsti dalla legge”
ROMA – Le «polemiche mi hanno disturbato molto perché a me piace partire dai dati di fatto. I miei predecessori hanno avuto dieci anni per rimettere i conti in ordine, certo, non per sanare un debito di 22 miliardi che loro hanno contribuito ad aggravare. A noi è bastato un anno e mezzo per riuscirci. Abbiamo lavorato fianco a fianco con la Corte dei conti, con la Procura, con la Guardia di finanza per ricostruire i bilanci delle nostre Asl e questo ha fatto emergere una situazione di disordine contabile che noi, finalmente, abbiamo messo a posto. Insisto su questo perché, se bisogna fare una programmazione che riguarda assunzioni e prestazioni, bisogna sapere quali sono le risorse a disposizione. Questo lavoro ci ha consentito di fare un programma assunzionale di 14 mila nuove unità, di aumentare gli organici del 20%, di aumentare i volumi delle prestazioni. È un lavoro in itinere, gli indicatori sono tutti in miglioramento ma è ovvio che la gente ancora fatichi a percepirlo. Quello che devo ricordare a me stesso ogni giorno è che alcuni risultati non li posso vedere dalla sera alla mattina».
Liste d’attesa
«Noi facciamo milioni di prestazioni ogni anno e siamo riusciti, riorganizzando i servizi, a passare dal 70% di copertura delle liste d’attesa nei tempi previsti dalla legge, che è ciò che avveniva con la giunta Zingaretti, al 96%. Ma quel 4% vale oltre 150 mila prestazioni all’anno, per questo non uso toni trionfalistici. Certo, so che sto andando nella giusta direzione, ma non posso esultare quando 150 mila cittadini ancora faticano a trovare risposte. Non avrò pace fino a quando non sarò riuscito a risolvere questo problema».
Salari e accordi
“Dobbiamo riconoscere ai medici di emergenza, agli anatomopatologi, ai radioterapisti, ai medici nucleari e a tutti quelli che non hanno spazio nell’intramoenia un salario diverso, all’altezza, perché diversamente non soltanto nei pronto soccorso ma anche in specialità critiche per salvare vite non avremo più medici di altissimo livello. L’altra riforma da fare è quella dei medici di medicina generale. Il sistema così non funziona e dobbiamo trovare il punto di caduta. Mi auguro che in tempi brevi il governo apra un tavolo di confronto con la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) e con gli altri organismi rappresentativi. Perché gli ambiti territoriali li dobbiamo rivedere e c’è il tema del monte ore: io voglio pagare 36 ore al medico e quelle 36 ore voglio essere io a governarle, nell’ambito del nostro contratto». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, in un’intervista al quotidiano il Tempo sulla sanità che ha trovato.