Conti bloccati e famiglie allo stremo: la follia dei pignoramenti automatici dell’Agenzia delle Entrate

Serve un intervento immediato del Governo per bloccare questa mattanza fiscale che porterà le famiglie a gesti estremi

Migliaia di famiglie italiane si sono svegliate, da un giorno all’altro, con i conti correnti completamente bloccati. Niente più soldi per vivere, fare la spesa, pagare l’affitto o saldare le bollette. Il motivo? Un pignoramento automatico dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), che senza preavviso azzera i risparmi per recuperare debiti fiscali, anche di importi modesti.

Quello che sta accadendo è un vero disastro sociale ed economico. E non riguarda solo i cittadini: a rimetterci è anche lo Stato.

Un boomerang per le casse pubbliche

Questi pignoramenti spesso arrivano proprio in coincidenza con scadenze cruciali: versamenti IMU, saldo IRPEF o IRES, oppure le rate della cosiddetta “rottamazione quater”. In pratica, il cittadino si ritrova senza soldi per pagare ciò che avrebbe voluto – e potuto – versare regolarmente. Così, mentre l’AdER incassa da una parte, lo Stato perde dall’altra: i Comuni non vedono l’IMU, il fisco perde il saldo, e il contribuente finisce per subire sanzioni aggiuntive. Un cortocircuito perfetto.

Partite IVA paralizzate

Il problema si aggrava per chi ha una partita IVA. Anche volendo pagare, non può farlo. Per versare un F24, per legge, serve un conto corrente operativo, ma se il conto è bloccato per 60 giorni, come si fa? E se un familiare prova ad aiutare con un bonifico, il rischio è che in futuro venga contestato come “incasso in nero”, perché non legato a una fattura.

Siamo di fronte a una trappola burocratica senza via d’uscita.

Pignoramenti firmati… da un algoritmo

La questione non è solo pratica, ma anche legale ed etica. I pignoramenti sono formalmente validi, ma non sono firmati da una persona in carne e ossa. La firma digitale viene apposta in automatico da un sistema informatico “per conto” di un dirigente, che nella realtà non ha mai visionato l’atto. È possibile che un funzionario firmi migliaia di atti contemporaneamente? Ovviamente no.

Alcune Commissioni Tributarie stanno cominciando a dubitare della validità giuridica di atti esecutivi che non portano una vera firma umana. E la domanda sorge spontanea: se lo Stato stesso non verifica più cosa firma, che garanzie ha il cittadino?

Lo Stato robotico e l’assenza di umanità

C’è un paradosso enorme in tutto questo: mentre si discute di limitare i rischi dell’intelligenza artificiale, lo Stato già automatizza le azioni più delicate, come il pignoramento dei conti, senza passare dal vaglio umano. Eppure stiamo parlando di atti che cambiano – o distruggono – la vita di intere famiglie.

Questa non è solo una questione fiscale. È una questione etica, culturale e politica. Serve più umanità, soprattutto nei momenti più duri. Perché lo Stato deve sì riscuotere, ma con giustizia, buon senso e responsabilità. E la civiltà di un Paese si misura anche da come esercita il potere, non solo da quali leggi scrive.