CIVITAVECCHIA – TARQUINIA – Era la fine della primavera quando i sindaci Marco Piendibene (Civitavecchia) e Francesco Sposetti (Tarquinia) annunciavano con grande enfasi un protocollo d’intesa per gestire insieme la spiaggia di Sant’Agostino. L’obiettivo dichiarato: valorizzare la costa, migliorare servizi, sicurezza e decoro, in uno slancio di cooperazione istituzionale
Ma a pochi giorni dalla stagione balneare, la realtà è ben altra: la spiaggia e l’area adiacente sono diventate il ricettacolo dei rifiuti urbani dei civitavecchiesi. Chiunque trascorra una giornata al mare adesso si porta dietro l’immondizia di casa e la smaltisce nei cassonetti riservati a stabilimenti balneari, ristoranti e parcheggi comunali di Tarquinia. Il risultato? Cassonetti strapieni, discariche improvvisate lungo le piazzole, cumuli di rifiuti edili abbandonati e persino frequenti scarichi abusivi.
“Un vero affare per i civitavecchiesi, una beffa per Tarquinia.”
Questo lo scenario descritto negli ultimi giorni: i bagni dei turisti invasi da rifiuti, stabilimenti sul piede di guerra e un’amministrazione tarquiniese sempre più esasperata dal caos ambientale.
Un fallimento annunciato
Il calendario di conferimento rifiuti, seppur rispettato dagli operatori, si è rivelato del tutto insufficiente. La ditta incaricata, vincolata da procedure rigide, non riesce a tenere il passo con gli abbandoni “a spruzzo” degli utenti civitavecchiesi. La responsabilità, come spiega un gestore, «non è nostra, ma il sindaco di Civitavecchia ha elevato per principio una discarica in spiaggia».
Maggiori responsabilità politiche
All’origine di questo scenario, come sottolineano le cronache, non c’è solo la cattiva abitudine dei cittadini, ma il vuoto organizzativo lasciato da un protocollo vago e inefficace. Nel documento sottoscritto il 8 maggio si parla di valorizzazione, sicurezza e commissioni tecniche , ma al momento non è stata attivata nessuna forma concreta di controllo né commissione operativa.
Sposetti ha difeso l’intesa chiamandola “scelta necessaria per un’area che i civitavecchiesi frequentano storicamente”. Il sindaco Piendibene, dall’altra parte, ha esaltato il “passo storico” verso una gestione condivisa.
Ma i fatti sul terreno raccontano un’altra storia:
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Cassonetti stracolmi: destinati a utenze locali, sopraffatti da rifiuti urbani di ogni tipo.
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Accordi inattivi: nessuna commissione tecnica operativa nominata, nessun piano di intervento attuato.
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Stati di tensione crescente: stabilimenti e cittadini di Tarquinia scatenati, chiedono interventi urgenti.
Il sospetto che ora diventa certezza?
Il protocollo, più che un patto di collaborazione tra Comuni, rischia di diventare solo un escamotage per scaricare sui tarquiniesi la gestione dei rifiuti civitavecchiesi. Un merito? Nessuno. Un problema? Moltissimo.
Sant’Agostino oggi non è uno “spiaggia valorizzata”, ma una zona di confine trasformata in discarica funzionale ai cittadini di Civitavecchia. È ora che:
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Piendibene spieghi pubblicamente perché non ha previsto modalità di controllo e coordinamento fin dal primo giorno.
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Sposetti interrompa ogni circolo vizioso e pretenda strumenti concreti di tutela ambientale.
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Entrambi i sindaci attivino immediatamente commissioni miste e servizi di raccolta dedicata, prima che l’estate finisca sotto montagne di spazzatura.
Se questa era la “gestione condivisa”, meglio tornare al primo giorno: con un piano serio, trasparente e sostenibile. Tarquinia, e il suo litorale, se lo meritano.