ROMA – Una scena drammatica e surreale si sarebbe consumata pochi giorni fa nella sala operatoria del Policlinico universitario di Tor Vergata a Roma. Durante un delicato intervento di chirurgia robotica, sarebbe scoppiata una violenta lite tra due chirurghi, finita — secondo quanto emerge — con un pugno sferrato dal professionista più anziano alla collega più giovane.
Il tutto mentre un paziente era ancora sotto i ferri.
La vicenda è al centro di un’indagine interna avviata d’urgenza dalla direzione sanitaria dell’ospedale. Il protagonista dell’accaduto sarebbe il professor Giuseppe Sica, docente ordinario di Chirurgia Generale. La collega, immediatamente soccorsa, ha riportato ferite giudicate guaribili in 15 giorni e si è recata al pronto soccorso, pur senza sporgere denuncia contro il collega.
A gettare ulteriori ombre sul caso, il fatto che il paziente sottoposto all’intervento sarebbe morto durante o subito dopo l’episodio. Al momento, tuttavia, non ci sono conferme ufficiali su un nesso tra la lite avvenuta in sala operatoria e il decesso. Lo stesso direttore sanitario, Andrea Magrini, ha mantenuto il massimo riserbo: «Il paziente è morto? Non ve lo posso dire per adesso», ha dichiarato ai giornalisti.
Sica, dal canto suo, nega con fermezza l’accusa di aggressione fisica: «Non ho mai dato un pugno in vita mia. Abbiamo avuto un confronto, per quanto acceso, ma ci siamo chiariti subito. Sono fatti nostri», ha dichiarato, ridimensionando l’accaduto come un alterco verbale.
Diversa, però, la valutazione del Comitato di garanzia interno dell’ospedale, che parla esplicitamente di “un atto di violenza di un professionista uomo su una donna”, evidenziando il profilo etico e disciplinare del caso.
La tensione in sala operatoria, si sa, può raggiungere livelli altissimi, specialmente durante interventi complessi. Tuttavia, episodi di violenza fisica restano assolutamente inaccettabili, tanto più in un contesto dove la sicurezza del paziente dovrebbe essere l’unica priorità.
L’indagine interna proseguirà nei prossimi giorni con la raccolta delle testimonianze dei presenti e le audizioni ufficiali. Nel frattempo, restano molti interrogativi aperti: cosa è realmente accaduto in sala operatoria? L’alterco ha avuto conseguenze sulla morte del paziente? Ci saranno sanzioni per il chirurgo coinvolto?
Al momento il caso resta sotto i riflettori, anche per l’evidente delicatezza etica e giuridica. Non si esclude che, a seconda degli esiti delle indagini, possano aprirsi anche eventuali fascicoli in sede penale.