“L’amministrazione non ci ha mai ascoltato e convocato. Il consigliere Buzzi non ha mai nulla da dire?”
VITERBO – La sezione Enpa di Viterbo e provincia condanna la decisione assunta dal Comune di utilizzare delle gabbie-trappola per catturare i cinghiali all’interno delle aree urbane e periurbane. “Un metodo barbaro ed incivile, del tutto inutile e controproducente”.
In seguito alla pubblicazione da parte del Comune di Viterbo dell’avviso di manifestazione d’interesse per selezionare ditte a cui affidare la cattura dei cinghiali, proprio attraverso gabbie, chiedono all’amministrazione Frontini che fine faranno gli animali catturati.
“L’Amministrazione deve dare risposte. Ma il consigliere delegato al benessere animale Buzzi non ha mai nulla da dire?”.
Norme in barba al benessere animale
“Gli animali intrappolati in quelle gabbie soffrono e sono costretti a restare imprigionati in un tempo indefinito (altro che benessere animale): si potrebbe prefigurare il reato di maltrattamento animale. E come fa l’Amministrazione a sapere quando le gabbie saranno piene di cinghiali? Con quali tempi verranno monitorate?
I cinghiali sono oggetto di controllo faunistico e caccia 365 giorni l’anno, ovunque, anche nei parchi, ed è anche per questo che cercano posti dove poter vivere, che offrono risorse come sporcizia e scarti di cibo lasciati da cittadini ben poco virtuosi. Inoltre, gli stermini non sono mai serviti a nulla in oltre 25 anni di abbattimenti continui.
La legge nazionale 157/92 sancisce l’obbligo di applicare in via prioritaria i metodi ecologici, altre eventuali soluzioni possono essere prese in considerazione solo dopo che l’Ispra (l’Istituto scientifico di riferimento per la fauna selvatica) ne abbia valutato l’efficacia”.
“Le gabbie sono a norma?”
“Non contestiamo soltanto la legittimità del provvedimento; contestiamo, anche e soprattutto, l’impostazione strategica che ne sta alla base. Poi c’è anche il problema delle gabbie a norma.
Ricordiamo che le stesse sono spesso prive di marcatura CE (Comunità Europea, ndr), della targhetta di identificazione macchina e matricola, dei dati del fabbricante con relative specifiche tecniche principali, dell’ente certificatore che ne attesti l’omologazione e dell’organismo notificato. E’ una violazione non solo del decreto legislativo 81/08 Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, ma anche delle norme comunitarie nello specifico la direttiva 2001/95/CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti e direttiva 2006/42/CE relativa alle macchine”.
Sempre dall’Enpa si chiedono quali gli strumenti di prevenzione utilizzati finora dal Comune, prima di procedere alla cattura.
“Ripetute volte abbiamo dato la disponibilità per un incontro in prefettura con una nostra rappresentanza Enpa e con documenti specifici, per dare un aiuto concreto al Comune per cercare di risolvere la questione, ma non siamo mai stati interpellati né ascoltati.
La sensazione è che si ricorra sempre alle facili uccisioni per dare l’idea di un pronto intervento, quando invece è proprio sulle risorse e sulla gestione del territorio che occorrerebbe lavorare seriamente.
Forse il tema della coesistenza non è neppure preso in considerazione e per questo non si intravedono che azioni punitive. L’educazione alla coesistenza manca proprio del tutto, non c’è alcuna iniziativa promossa dalle istituzioni.
Non c’è comune, regione o provincia che promuovano iniziative atte a sviluppare una conoscenza degli animali e dell’animalità che non sia esclusivamente quella venatoria”.
Politiche a favore dei cacciatori.
“Una impostazione fallimentare, che non tiene in alcun conto il mondo scientifico e che ignora un semplice quanto evidente dato di fatto: sono più di 20 anni che nel nostro paese si uccidono animali selvatici, eppure si lamentano sempre problemi di sovrannumero. Ed è proprio questa la più lampante dimostrazione del fallimento di politiche finalizzate esclusivamente a favorire il mondo venatorio.
Si tira in ballo la peste suina africana, che non è un pericolo per le persone ma solo per gli allevamenti di suidi, quando proprio Ispra nelle sue Faq sconsiglia il ricorso ad abbattimenti, per i rischi di contaminazione del suolo”.