Latrofa, dal lungarno alle banchine: Civitavecchia naufraga nella politica del “portualismo creativo”

L’ennesima nomina politica affonda la credibilità del sistema portuale, tra competenze fantasiose e curriculum da marciapiede urbano

CIVITAVECCHIA – Chi lo avrebbe mai detto che il nuovo timoniere dell’Autorità Portuale di Civitavecchia sarebbe arrivato… da Pisa. No, non in nave  dall’ex Repubblica marinara, ma sull’onda lunga di un’indicazione politica firmata da Fratelli d’Italia, con (a quanto pare) il deputato toscano Giovanni Donzelli nei panni di moderno traghettatore del merito (così apprendiamo da giornali online del settore).

E il suo passeggero prediletto? Raffaele Latrofa, vicesindaco pisano, ingegnere civile, esperto in… stadio Arena Garibaldi. Adesso in Fratelli d’Italia dopo essere stato eletto in una lista civica e aver militato nel NCD (nuovo centro destra) di Alfano. Ignorate le indicazioni e i suggerimenti che i vertici del partito regionale (Lazio) di Fratelli d’Italia aveva dato ai vertici nazionali.

Sì, avete capito bene. Mentre portuali con decenni di esperienza si chiedono quale rotta stia prendendo il sistema italiano, Pisa ci manda l’uomo che ha “navigabilità dell’Arno” nella delega e “fondamenti di acustica” nel curriculum. Ma niente paura: se le cose andranno male, almeno potrà dire con competenza che il tonfo si è sentito bene.

Latrofa ha sì una solida carriera amministrativa e accademica nel campo delle opere pubbliche, ma del mondo portuale – con le sue dinamiche internazionali, la logistica marittima, i traffici intermodali – neanche l’ombra. La sua unica vicinanza al mare? Forse quella volta che ha preso il traghetto per l’Elba. Ma attenzione, è stato anche relatore di una tesi sull’Arno “navigabile” – un fiume che, a voler essere cattivi, al massimo ti porta in pedalò fino a Pontedera. Dunque, basta e avanza per Civitavecchia, evidentemente.

Del resto, a Civitavecchia sono abituati a iniziare da zero. O da sottozero. La nomina di Latrofa, prima come commissario e poi come futuro presidente dell’Autorità, suona come una sonora sirena d’allarme. Altro che sviluppo strategico: siamo all’improvvisazione elevata a sistema. Civitavecchia, scalo internazionale, connesso con le rotte del Mediterraneo e oltre, viene ora affidato a chi ha gestito la manutenzione dei marciapiedi in via Bonanno.

Ironia della sorte, Latrofa siede anche nella commissione ministeriale che valuterà l’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto. Un incarico che – citiamo testualmente – gli permetterà di “dare contributi tecnici anche su molte infrastrutture strategiche”. Ecco, magari poi ci spiega come si collega uno scavalco ferroviario a una banchina container, che qui si naviga… a vista.

C’è da chiedersi se la prossima proposta di Donzelli sarà nominare un sommelier a capo dell’ENAC. Tanto ormai, la competenza è diventata una nota a piè di pagina nei comunicati stampa. L’importante è che abbia fatto un corso alla Bocconi su partenariati pubblico-privati. E Latrofa l’ha fatto. Che ci sia da gestire un porto, un aeroporto o un campo da golf, per la nuova classe dirigente “basta il consenso, il curriculum si fa dopo”.

Nel frattempo, Civitavecchia si consola come può: in fondo, con Latrofa, almeno lo stadio sarà sempre in ordine. Anche se, purtroppo, il mare non è un campo da calcio. E i porti, quelli veri, sono una cosa seria.