Incontro con i promotori del virtuoso progetto che ha reso Orvieto prima città cardioprotetta d’Italia presentato negli anni 90 e arenato nel 2017
Presente la figlia del commerciante morto, e per il quale non è stato trovato un defibrillatore disponibile
ORVIETO – Defibrillatori in città. Se ne tornato a parlare nell’incontro voluto dagli Amici della stampa dopo l’improvvisa morte del commerciante Massimo Burla, colto da infarto nella sua attività in centro, e per il quale non si è trovato un defibrillatore nei paraggi (e oltre) che avrebbe potuto salvarlo.
All’incontro, moderato dal giornalista Claudio Lattanzi, hanno preso parte, i sostenitori dell’associazione “Amici del Cuore” i promotori del progetto di Orvieto città cardioprotetta, una storia virtuosa iniziata negli anni ’90 di cui oggi rimane ben poco, associazioni, cittadini e politici.
“L’associazione è nata per volere di Giampiero Giordano, primario di cardiologia e grande trascinatore – esordisce così Daniele Di Loreto, vice presidente dell’associazione “Amici del Cuore”– è stato lui ha creare il gruppo con la sua positività e carisma. Ad ispirarla, l’arresto cardiaco avuto nella partita Bologna-Roma del calciatore Leonello Manfredonia, salvato grazie al tempestivo intervento di un rianimatore “laico” e dal defibrillatore in campo. Per il dottor Giordano, l’unione di rianimazione e defibrillazione erano fondamentali per salvare le vite, era la sua ossessione e così con tanta buona volontà, attraverso raccolte fondi e iniziative varie, siamo riusciti a far diventare la città, prima in Italia per cardioprotezione dotandola di ben 13 AED“.
Tantissimi i defibrillatori donati alla città grazie all’Associazione, anche ai reparti ospedalieri, macchinari del valore di 150mila euro che oggi sono andati perduti.
Ad utilizzarli, fino al 2017, personale della Protezione Civile tramite una convenzione con il Comune. “All’epoca serviva personale formato, oggi invece sono tutti automatici”.
Tra convenzioni scadute e rimpalli di responsabilità e operatività, Orvieto si è ritrovata da città da prendere ad esempio in cardioprotezione a ultima della lista.
“Abbiamo presentato una mozione con gli altri consiglieri di minoranza dove ripresentiamo il progetto, addirittura ampliato, che prevede anche la copertura delle frazione“. Ha concluso di Di Loreto.
Giuseppe Germani, ex sindaco nel biennio 2017-2018 quando il progetto si è arrestato perché non è stata sottoscritta la convenzione per la gestione dei defibrillatori che avrebbe dovuto garantire la protezione civile, ha spiegato come era stato impostato il lavoro.
“Preparammo il documento per la gestione, c’era il problema della formazione del personale perché la tecnologia dell’epoca prevedeva la necessità di usare i defibrillatori con una adeguata preparazione, maggiore di oggi. Individuammo nella protezione civile il soggetto che avrebbero potuto prendersi in carico la manutenzione degli impianti che erano stati installati. I tempi tecnici legati alla predisposizione della relativa convenzione non consentirono però di arrivare alla conclusione di questo percorso prima che terminasse il mandato elettorale.
L’abitudine di scaricare sugli altri le responsabilità è particolarmente diffusa ad Orvieto. Quando la nostra amministrazione completò il suo ciclo, erano perfettamente funzionanti quasi tutti e 13 di defibrillatori. La successiva amministrazione avrebbe dovuto trovare una cifra modesta di poche decine di migliaia di euro che erano indispensabili per poterne garantire la manutenzione nel tempo.
Avendo comunque noi individuato il gestore nella protezione civile la cui attività viene già finanziata normalmente dal Comune, non si sarebbero dovute reperire risorse aggiuntive particolarmente elevate. Per riprendere il progetto, credo che l’ipotesi della protezione civile possa essere rilanciata.
Noi avevamo individuato quella ma potrebbe anche essere un’altra realtà. Non conosco il motivo per cui l’amministrazione che è venuta dopo la nostra non abbia portato avanti il progetto. Da oggi dovremmo prenderci l’impegno di riprenderlo, con o senza l’amministrazione comunale, è necessario dotare il nostro territorio della cardioprotezione“.
La testimonianza diretta di chi si è salvato.
“Io sono la prova evidente che i defibrillatori sono fondamentali per salvare la vita alle persone. Se sono vivo lo devo al defibrillatore donato da “Amici del Cuore”, a cui poi mi sono iscritto come associato. E’ stata una grande esperienza collaborare con loro, ma oggi c’è l’amarezza di dover ricominciare tutto dall’inizio nonostante il grande lavoro fatto. Ha raccontato Sandro Salucci.
A nome del neo costituito comitato “Orvieto civica, il commerciante Giorgio Campanari, ha presentato alcuni progetti a cui si è lavorato nell’ultimo periodo insieme a rappresentanti dell’associazione Nova e Cosp all fine di garantire la presenza di una postazione di primo soccorso mobile con ambulanza con personale sanitario nel centro storico ogni sabato e domenica dell’anno, “per assicurare assistenza immediata durante l’afflusso turistico regolare e straordinario”. O una presenza sanitaria mobile ridotta ma strategica, attiva solo la domenica nei mesi di maggiore affluenza turistica.
Infine l’intervento più sentito, quello di Rebecca Burla, figlia di Massimo, il commerciante deceduto lo scorso mese di maggio in seguito ad un malore cardiaco, che ha ricostruito quei drammatici momenti: “C’ha messo un’ora e mezzo a morire” tra la mancanza di defibrillatori in zona e l’arrivo dei vari sanitari. “Chi ha sbagliato pagherà nelle sedi preposte“, nel frattempo per lei nessuna risposta dall’attuale amministrazione, sul caso sta indagando la Finanza dopo la denuncia presentata dai famigliari, omicidio colposo e omissione di soccorso, le ipotesi di reato.