Civitavecchia – “Né di Venere, né di Marte…”: ma Latrofa parte eccome – e per una poltrona che scotta

Martedì 15 luglio doppia audizione nelle Commissioni Trasporti di Camera e Senato e poi via libera (salvo ricorsi già pronti) per la nuova avventura per il vicesindaco di Pisa che passa dalla navigabilità dell’Arno al mare, quello vero, del Porto di Roma

CIVITAVECCHIA – “Né di Venere, né di Marte, non si sposa, non si parte, né si dà principio all’arte“. È uno dei proverbi italiani più noti, ma anche tra i più disattesi, almeno dalla politica.

Un detto antico, le cui radici affondano nella mitologia greca, romana e persino nella cabala ebraica: il martedì, giorno di Marte – dio della guerra – e il venerdì, giorno degli spiriti maligni, non sono considerati adatti per iniziare qualcosa di nuovo, soprattutto un lavoro. Ma evidentemente Raffaele Latrofa, assessore con delega al fiume Arno del Comune di Pisa, non è tipo da lasciarsi frenare da superstizioni o saggezze popolari.

Martedì 15 luglio, proprio di martedì, con un tempismo tanto sospetto quanto sfacciato, Latrofa affronterà la doppia audizione davanti alle commissioni Trasporti di Camera e Senato per la nomina a Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, che comprende i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Un ruolo strategico e delicato, assegnato però con un’accelerazione che ha dell’incredibile – soprattutto se paragonata allo stallo in cui versano altre nomine analoghe, bloccate da mesi per ragioni di merito, opportunità o trasparenza.

Perché tanto zelo, solo in questo caso? Perché Latrofa sì, e altri no?

Il sospetto – lecito – è che dietro ci sia l’ennesima spartizione politica. Una scelta calata dall’alto che bypassa completamente la competenza e l’esperienza tecnica necessarie per un incarico così cruciale. Perché diciamolo chiaramente: Latrofa non ha alcuna competenza specifica in materia portuale. Nessuna esperienza in ambito logistico-marittimo, nessun curriculum che giustifichi l’affidamento di una presidenza che dovrebbe coordinare scelte strategiche su commercio internazionale, sviluppo infrastrutturale e transizione ecologica di un intero sistema portuale.

Eppure, mentre gli altri nomi restano impantanati nei tavoli della trattativa politica, Latrofa vola. E vola con un’accelerazione così repentina da far dubitare persino delle procedure. Un tempismo che puzza di accordi presi in stanze chiuse, lontano da trasparenza e merito, mentre cittadini e operatori del settore assistono sgomenti a una nomina imposta, che ha già messo in moto i primi ricorsi.

La domanda a questo punto è inevitabile: è questo il modo in cui si tutela un’infrastruttura strategica come il porto di Civitavecchia, principale snodo marittimo del Lazio e porta commerciale verso il Mediterraneo?

Il vicesindaco di Pisa Raffaele Latrofa allo stadio Arena Garibaldi

La sensazione è che si stia svendendo un pezzo cruciale di governance pubblica all’improvvisazione e alla politica delle poltrone, quella che non guarda alle competenze, ma solo alle bandiere da piazzare.

E allora sì, forse è il caso di riprendere quel vecchio proverbio e aggiornarlo:
“Né di Venere, né di Marte… ma di Latrofa sì: si parte, eccome. Anche verso il disastro.”

Nel frattempo, il mondo portuale – quello vero – osserva e si prepara a reagire. Con carte bollate, con proteste, con memoria lunga. Perché, in fondo, la politica può anche ignorare la saggezza popolare. Ma il mare no: lui, incompetenza e improvvisazione, non le perdona mai.