ROMA – La Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Lazio, Monica Sansoni, accoglie con profonda soddisfazione la decisione del Tribunale di Roma di sospendere il provvedimento che prevedeva l’allontanamento forzoso della piccola Stella (nome di fantasia) dalla madre e il collocamento in casa-famiglia.
«Una bella notizia che ci restituisce fiducia nelle istituzioni e nella centralità del diritto dei bambini ad essere ascoltati e protetti – dichiara la Garante Sansoni –. Desidero esprimere i miei più sinceri complimenti e la mia gratitudine alla Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Marina Terragni, per il suo tempestivo intervento, la sua straordinaria determinazione e sensibilità, che hanno consentito di tessere in pochissimo tempo una rete istituzionale senza precedenti, capace di unire forze politiche, istituzioni e cittadini in un’unica, forte voce a difesa della minore.»
Un sentito ringraziamento è rivolto anche a tutte le figure istituzionali e politiche che si sono mobilitate con determinazione e sensibilità per tutelare l’interesse superiore della minore. In particolare, la Garante Sansoni desidera esprimere profonda riconoscenza alla Consigliera del Consiglio Regionale del Lazio, Maria Chiara Iannarelli, «per la sua costante presenza, il suo impegno quotidiano e la voce ferma e instancabile con cui ha sostenuto la causa di Stella, diventando un punto di riferimento per l’intera comunità coinvolta».
«Il caso di Stella ci ricorda che ogni decisione che riguarda un bambino deve essere guidata dal principio del benessere psicofisico del minore, come sancito dalla Convenzione ONU e dalla riforma Cartabia. È nostro dovere vigilare affinché strumenti come il prelevamento forzoso non diventino prassi automatica, ma restino extrema ratio, utilizzata solo in presenza di rischi concreti e immediati», conclude la Garante Sansoni.
Con l’auspicio che la sospensione del provvedimento apra la strada a un approfondimento serio, umano e scientificamente fondato delle condizioni della piccola Stella, si rinnova l’invito a tutte le istituzioni coinvolte a fare rete per garantire, sempre, la tutela effettiva dei diritti dei più piccoli.
IL FATTO
Stella (nome di fantasia), 5 anni, supplica di rimanere con la sua mamma: si nasconde sotto il tavolo, piange, urla, addirittura si fa dare dello scotch per legarsi a una sedia. Non vuole andare in casa famiglia, separandosi dalla sua mamma. Sentendola urlare arrivano anche ivicini: l’intero condominio, in cui la minore risiede, prende posizione, esprimendo dissenso e preoccupazione per le modalità con cui l’operazione è stata condotta. E così, alla fine, gli operatori che devono eseguire il decreto del tribunale dei minori, secondo il quale la bambina deve entrare in casa famiglia, rinviano il prelevamento coatto.
L’episodio è avvenuto a Roma, nel quartiere Monteverde, solo pochi giorni fa. Il padre della minore risulta attualmente sotto processo per il reato di maltrattamenti in famiglia, circostanza che solleva interrogativi sulla tutela dei diritti della minore e sulla protezione da eventuali rischi per la sua incolumità. Sul caso è stata convocata una conferenza stampa alla Camera, presente, tra gli altri, anche la mamma della piccola.
A Roma, una bambina di 5 anni, cresciuta con madre e nonni, ha resistito a un prelievo coatto disposto dal tribunale. Il motivo? Il rifiuto di vedere il padre, rinviato a giudizio per maltrattamenti. Attorno a lei, un intero condominio si è mobilitato, formando un cordone umano per cercare di impedirne l’allontanamento. Una storia straziante, ma purtroppo non isolata”, scrive su fb la senatrice Valeria Valente, già presidente della commissione Femminicidio.
La deputata M5S Stefania Ascari ha presentato una interrogazione urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Come si può pensare – scrive che un atto di tale violenza sia nel supremo interesse del minore? Il caso evidenzia criticità nelle procedure di esecuzione di provvedimenti di allontanamento di minori, che dovrebbero sempre garantire la centralità del loro interesse superiore e, qualora necessari, avvenire con modalità che evitino traumi psicologici e violazioni della dignità degli interessati.
Inoltre si ripropongono i rischi di prevedere il diritto alla bigenitorialità a ogni costo”. Il padre della piccola risulta attualmente sotto processo per il reato di maltrattamenti in famiglia ma una consulente psicologa del giudice sostiene che la mamma ha trasmesso alla minore il “rifiuto genitoriale” e quindi l’ha esposta a “un trauma dissociativo”. Per la consulente, la bimba, che ha disegnato il padre che le lega le mani e ha raccontato di punizioni e percosse “è suggestionata e immersa nel conflitto tra i due genitori“. Di qui la decisione del tribunale la cui esecuzione è stata solo rinviata, fino alla decisione di oggi che ha messo fine alle sofferenze della piccola.
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